Big Bench Hunter: Il Capriolo!
27/10/2017
• Distanza 189.5 km
• Tempo 7:58:48
• Dislivello 1797 metri
Il bello della bicicletta, oltre a rendere libero chi pedala è il poter vedere cose, che in auto non si riuscirebbero a vedere altrettanto bene. Cose belle, come i panorami stupendi che di solito si vedono dalle postazioni delle Grandi Panchine, dove le auto non possono arrivare. Respirare aria pulita, osservare la natura, guardare il cielo, respirare nel vento, anche la pioggia a volte è piacevole. Poi ci sono cose che io, preferirei non vedere. Ora che l’erba dei fossi è stata tagliata, affiorano tutte le cose che, noi umani, abbiamo buttato al vento, forse pensando: Ma si solo per questa volta. E le cose si sono ammucchiate e ora si vedono, bottiglie, plastica, copertoni, sacchi della spazzatura, sedie, carta, mattoni. C’è veramente di tutto, sparpagliato ai bordi di qualsiasi strada si percorra. Ma questo si vede solo andando in bici o a piedi, l’auto va troppo veloce, certi dettagli non si possono vedere. Un’altra cosa che non mi fa piacere ma purtroppo la vedo spesso, sono le carcasse degli animali morti sulla strada. Leprotti, fagiani, uccelli di ogni tipo. Ho trovato cinghiali, caprioli, tassi. In un giro di qualche anno fa, tre volpacchiotti uno in fila all’atro, l’altro ieri, una intera famiglia di scoiattoli, con tutti i cuccioli, schiacciati sulla striscia bianca centrale. Tutti morti, di solito l’impatto con un’auto o un camion non lascia scampo a questi animali. Oggi, per la prima volta mi sono trovato davanti ad un capriolo ferito, riverso nel fosso, sulla mia destra. Colpito nel posteriore, non riusciva ad alzarsi e si dimenava, cercando di fare forza sulla zampe anteriori, senza riuscire a spostarsi. Si dice che il capriolo, abbai, quasi come un cane, quando avverte pericolo, oggi la povera bestiola, muggiva e quasi belava dalla paura e da dolore. Ho chiamato il soccorso, ho spiegato loro dove fosse mi hanno detto che non era necessario che li stessi ad aspettare, ho proseguito la mia corsa ma il verso del capriolo non mi ha abbandonato per un attimo, lo sento anche ora mentre scrivo. Dolore, angoscia, paura. All’apparenza era ridotto male, probabilmente lo avranno abbattuto ma voglio sperare di no. Un giro con poca salita oggi, tre le panchine raggiunte, quelle che nel giro con Sara e Marco, avevamo tralasciato perché parevano irraggiungibili. Effettivamente qualche difficoltà l’ho avuta. Quella Verde di Neive, con 500 metri di sterrato polveroso e ripidissimo. La più difficile a Borbore, Vezza d’Alba, 800 metri di battuto a tornanti prima di raggiungere il Torion e la panchina Bianca. L’ultima un po’ meno difficile ma sempre complicata, la salita alla panchina Rosa di Moasca, strada larga, nuova di zecca per arrivare al serbatoio dell’acqua ma ancora da asfaltare, con pietrisco e sassi taglienti. Tre panchine tre, bel giro ma sono dispiaciuto per il povero capriolo.