“Tagliando dei 45.000 km” 25/11/2022 • Distanza 101.49 km • Tempo 4:23:37 • Dislivello 963 metri Ho proprio dimenticato di fare una foto a quei due ragazzi di Predosa che ho incontrato al rientro del giro di oggi, abbiamo chiacchierato pochi secondi, poi la fretta di rientrare ha fatto il resto. Peccato perché Massimo e Francesco, amici ciclisti di vecchia data, stavano proprio bene in quei completi lunghi e di colore nero che tanto va di moda in questo momento. Un giro veloce il loro, impegni, poco tempo a disposizione e le giornate sempre più corte e i giri si accorciano per tutti. Un giro per me, che non doveva essere un giro ma una passeggiata, poco più di una decina di chilometri per rientrare a casa dopo aver consegnato la Yaris per il tagliando dei 45.000 chilometri. Prevedendo brutto tempo e soprattutto vedendo il cielo grigio delle ore 7:30 di questa mattina, ho caricato la bici in macchina senza portare una borraccia e nemmeno qualcosa da mangiare, sicuro di tornare a casa immediatamente dopo aver consegnato l’auto. Non è andata così, quando sono uscito dalla concessionaria, passando sul ponte Meier e guardato il cielo, ho visto che qualcosa stava cambiando, le nuvole si stavano lentamente dissolvendo e ho allungato la strada di quel che basta per capire meglio la situazione meteorologica. Casalbagliano: ed il cielo si apre, spunta un raggio di sole e prendo coraggio. Oviglio: si torna all’ombra delle nuvole ma in lontananza sull’astigiano, il cielo è sgombro dalle nuvole. Vado li! Bergamasco: evito un tratto della SP240 Alessandria-Nizza, troppo traffico, soprattutto pesante, scelgo la SP242 bella e tranquilla e sono in provincia di Asti. Castelnuovo Belbo: c’è un’altra bella panchina qui, quella del Nizza ma oggi non mi pare il caso di strappare le gambe su per il muro che si deve fare per raggiungerla. Incisa Scapaccino: stanno ristrutturando il vecchio ponte di cemento sul torrente Belbo, ma in bici riesco a passare sul marciapiede laterale. Esce il sole e si sta quasi bene, ho messo dei guanti pesanti e le mani soffrono meno. Evito per un soffio l’auto che vola lo STOP tra via Repubblica e via Cortiglione e sono sulla prima, leggera salita. Cortiglione: entro in paese e svolto su via Vaglio, la strada sempre in leggera salita, snobbo la Big Bench, non voglio imbrattare le scarpe e la bici di fango. Vinchio: e la giornata si apre al sole, fa quasi caldo, al bivio per Castenuovo Calcea tiro dritto proseguendo per Noche ed poi entro in un territorio a me sconosciuto. Strada Serenella e poi lo strappo di strada Cremosina scollino mi fermo per una foto ad un filare che potrebbe essere di pini marittimi e qui mi incasino, vado a naso, ho il tempo dalla mia, mi incuriosisce un cartello che indica Strada Vallarasca. Ci vado. Per qualche centinaio di metri è perfettamente pianeggiante poi di colpo, si inabissa verso valle e sono in fondo. Proseguo risalendo il versante opposto, un muro corto ma bello tosto che finisce in uno sterrato, devo scendere a ritroso per la stessa strada e risalire per il muro fatto prima in discesa e sono ancora al filare di pini. Tutto si svolge a poca distanza da Nizza Monferrato, la vedo da qua sopra e provo ad indovinare una strada per raggiungerla. Ci sono quasi a Nizza, quando un altro cartello con la scritta BRICCO, mi fa deviare a destra e la strada ricomincia a salire con pendenza a due cifre, 800 metri e finalmente sono in cima. Castelnuovo Calcea: ora so dove sono, vado deciso, e scendo sulla strada del Turchino. Traffico, troppo, appena posso svicolo su Regione Italiana, mi piace questa strada stretta, defilata ma ben tenuta che sale gradatamente verso questa borgata di San Marzano Oliveto con questo nome importante, che indica l’appartenenza alla nostra nazione, “ITALIANA”. Supero la borgata e la strada continua a salire fino al bivi per San Marzano O. e decido finalmente di scendere sulla via vecchia per Calamandrana. Questa è la zona del Cardo Gobbo di Nizza, grandi campi coltivati con questa prelibatezza che per essere consumata deve prima essere seppellita e tutto attorno a questa strada che da Canelli raggiunge Nizza è un’immensa distesa di cardi. In alcuni campi ancora in piedi e legati, in altri già seppelliti con la sola punta fuori dal terreno. C’è che li sotterra a mano come il Vittorio Quaglia (https://www.youtube.com/watch?v=UmsOSJW33N8) che su Youtube racconta la storia del Cardo Gobbo, chi preferisce interrarli meccanicamente e chi si limita a coprirli con un telo di nylon nero. Io li interro e sono dolcissimi. Tornando al giro ormai terminato, mi concedo ancora una chicca e salgo a Mombaruzzo passando per Zoppi Scoviglio, poi a casa allungando quanto basta ai 100 km. 6 PR su Strava non ci credo nemmeno io, probabilmente nelle escursioni precedenti mi ero fermato ad ammirare il panorama. SEMPREINSELLA