Coppi, vive ancora! 02/01/2019 • Distanza 102.28 km • Tempo 4:19:29 • Dislivello 1004 metri Niente descrizione del giro oggi la nebbia ed il gelo del mattino mi ha offuscato la mente ed il vento del ritorno ha cancellato anche quei pochi ricordi che mi erano rimasti, ma ho voluto, come lo scorso anno riportare le frasi che Rino Negri, giornalista e grande amico di Fausto Coppi, ha scritto nel libro “UN UOMO SOLO….”, “Fausto Coppi nella vita, nella storia, nella leggenda.” …..”Il giorno di Natale Coppi, si era sentito stanco, ma non aveva dato troppo peso al fatto perché, altre volte nel periodo invernale, aveva accusato la fatica…… …..”il 29 dicembre venne chiesto il consulto del dottor Allegri di Serravalle e si tirò un sospiro di sollievo: le condizioni di Coppi non erano tali da creare allarme. Il 30 dicembre mi dissero che le condizioni di Fausto erano stazionarie. Si pensò che una volta ancora se la sarebbe cavata. Ventiquattr'ore più tardi, però, Coppi era febbricitante e si lamentava per i dolori che lo stavano annientando. Il dottor Allegri pensò di chiedere un consulto e venne chiamato il professar Astaldi, che aveva già curato Coppi nel 1957. Si parlò subito di condizioni preoccupanti. Fu soltanto alle ore 14 del primo giorno di gennaio del 1960 che il dottor Allegri e il professor Astaldi sollecitarono il professor Fieschi per un consulto. Conclusione: Coppi doveva essere ricoverato immediatamente all'ospedale”….. ….”Poco dopo le 4 del 2 gennaio 1960, il battito del cuore di Coppi era salito a 180 al minuto. Si sentirono le campane di una chiesa che annunciavano l'ora: erano le 6. Fu a questo punto che Ettore Milano si recò a Novi Ligure per prendere gli abiti di Coppi, che aveva cominciato a rantolare.”…. ….” Ci fu chi si mise a pregare. Fuori era un freddo polare. Le strade e i tetti delle case erano imbiancati di brina. C'erano donne anziane che appena fuori dell' ospedale avevano la corona del rosario in mano. Alle 8,25, un medico, con un nodo alla gola, disse con un filo di voce che, purtroppo, non c'erano più speranze. Alle 8,45, la notizia che non avrei mai voluto sentire: Coppi, che mi aveva regalato una infinità di indescrivibili emozioni e mi era stato amico sincero, era morto.”…. ….”Quella mattina, mentre il funerale - partito da Tortona - saliva verso la collina di Castellania per raggiungere il piccolo cimitero di San Biagio, sentii Bobet dire: «È stato il più grande di tutti e nessuno, mai, riuscirà a superarlo». Sono trascorsi trenta sei anni (ndr il libro fu scritto nel 1996) e la gente, di ogni estrazione sociale, giovane e anziana, si ricorda di lui, della sua inimitabile carriera, delle sue gioie, della sua vita tormentata. Sono trent'anni che la storia di questo Campionissimo per antonomasia viene proposta perché, sempre, c'è chi da essa trae giovamento. Quando si vuoI fare un paragone, si fa il suo nome. Se si parla di uno scalatore, di un passista, di un inseguitore, di un corridore che ha vinto le prove più impegnative, si parla di lui. Per Coppi il tempo non passa mai. Regge ai confronti più severi. Suggerisce ancora immagini stupende. Insomma, Coppi vive ancora.”…. Aveva solo quarant’anni ed è morto per una diagnosi insufficiente. Aveva contratto la malaria in Africa e con lui anche Raphaël Géminiani, che però fu salvato da una equipe di medici francesi. Bastava un po' di chinino, che all’epoca si vendeva nelle tabaccherie e la malaria, sarebbe stata sconfitta in pochi giorni. Ora viene da pensare. Possibile che fior di professori non siano stati capaci di diagnosticare una malattia che seppure quasi completamente debellata, in quegli anni era ancora presente in Italia con 100-200 casi all’anno? Ogni tanto lo rileggo questo bel libro, con dati sulle corse, i confronti tra Fausto e Gino, racconti, aneddoti ed è sempre un’emozione. SEMPREISELLA!