Il cardo Gobbo di Nizza 28/11/2018 • Distanza 153.46 km • Tempo 6:25:06 • Dislivello 1425 metri “E' inutile piangere sul vino versato” Cercavo un giro Giallo, dopo il Bianco ed il Verde dei giorni scorsi, volevo un Giallo, tra i 101 ed i 150 km. ed ho perso a copia, un giro dell’anno scorso dal titolo, Langa: "Stradine rabbiose" ( https://www.strava.com/activities/1292770745 ), pensando di ridurlo un po’ perché 155 km e 1800 metri di dislivello, con la nina che mi trovo al momento mi sembravano un po’ troppi. Per variare un po’ la strada, ho deciso di farlo al contrario, con capolinea Castino e rientro dalla Valle del Bormida, la partenza verso Nizza Monferrato e la bella valle Belbo. Questa mattina non ho una gran voglia di pedalare, tanti pensieri per la testa, due uscite nei giorni precedenti, un freddo cane ma un sole eccezionale. È proprio il sole che mi da l’input per rompere il ghiaccio e proseguire anziché tornarmene a casa e quindi, via verso Nizza Monferrato e poi ancora sulla bella strada Vecchia per Canelli. Da questa strada, poco trafficata, quest’anno ci sono passato innumerevoli volte ed ho potuto seguire la coltura del Cardo Gobbo di Nizza, passo, passo. Ora siamo alla resa dei conti, è tempo di raccolto, gli aratri estirpano questa delizia Piemontese che poi verrà lavorata in magazzino e preparata per la vendita. Non mi stupisco che questo ortaggio, costi così tanto. Di una pianta alta circa 150 centimetri e dal peso di una quindicina di chili, ne rimane una piccola porzione, solo il cuore, la parte più tenera, la delizia della Bagna Cauda e di altre tante ricette buonissime. Proseguo, verso Canelli, attraversato quasi completamente da una recente e bella pista ciclabile. Un po’ stretta ma abbastanza valida se non fosse per i soliti maleducati. Non la utilizzo subito, numerosi pedoni sono a passeggio su di essa, snobbando il marciapiede sul lato opposto della strada. Finirei con investirne qualcuno. Quando la folla pedonale svanisce, entro in pista e mi trovo subito a mio agio, il fondo è scorrevole e senza grinze, come invece è la strada. Proseguo per circa 200 metri sulla ciclabile mi trovo bene ma ad un tratto ecco la solita auto, che con tutta la piazza a disposizione, riesce a parcheggiare le ruote anteriori sulla pista per le bici. Mi fermo, devo assolutamente fare una foto e poi riparto sulla strada normale, troppi intoppi sulle ciclabili italiane. Tra Santo Stefano Belbo e Cossano, incidente. Un T.I.R carico di casse di vino, si è ribaltato nel fosso contrario alla mia direzione. Un operatore cerca di recuperare le casse rimaste integre e le ripone in pila sul bordo della strada. Passo senza fermarmi, l’odore del vino è fortissimo. Circa quattrocento metri dopo, ecco un altro autoarticolato, sempre sulla stessa carreggiata. È appoggiato sui semiassi, le ruote di destra nel fosso, quelle di sinistra appena sollevate dall’asfalto. È stato più fortunato del primo. Anche qui, operatori che recuperano casse di vino. Ho fatto un ricerca in rete (la foto l’ho presa da li) e gli incidenti sono avvenuti tra il pomeriggio e la serata di ieri, e tutte e due i mezzi erano appena partiti dalla Cantina di Cossano Belbo. Proseguo e la strada comincia a salire un poco, qualche chilometro e sono al bivio per Castino. Gli do solo uno sguardo e proseguo in salita fino a Borgomale. Svolta a sinistra, corta discesa e risalita a Lequio Berria. Sono in Alta Langa, non faccio la foto di rito alla rotatoria, perché ne ho già mille. Discesa verso Tre Cunei e sosta alla Grande Panchina Verde Brillante di Arguello, “Il paese del Cuculo”. Sole, la panchina è esposta a Sud-Ovest. Mi ci siedo sopra, ammirando il panorama mi mangio un panino con la milanese. Il caldo del sole, buono il panino, lo spettacolo della Langa tutto attorno, non vorrei più andarmene. Discesa verso il Belbo e successiva risalita verso Cravanzana. È qui che mi incasino. Avrei dovuto svoltare su di una stradina che avrebbe tagliato fuori Torre Bormida ma la volo e precipito in discesa per la strada principale fino a Torre e raggiungo il fiume Bormida. Seguo la Valle con i suoi su e giù infiniti, la strada è più lunga ma arrivo comunque a Cortemilia. Qui, secondo il tragitto dovrei arrampicarmi verso Serole e Roccaverano e poi scendere a Monastero B.da. Non lo faccio, di salita ne ho abbastanza, le gambe non rispondono bene e proseguo sugli alti e bassi della strada che porta a Bubbio. Ormai è fatta, dopo Monastero e Bistagno sono ad Acqui, praticamente a casa. Il giro che credevo Giallo si è trasformato per soli 5 chilometri in un giro di colore Arancione (151-200). Benvenga in questa stagione e col tempo che ha fatto fino ad ora posso essere soddisfatto. SEMPREINSELLA!