08/09/2012
• Distanza 237.38
• Tempo 09:55:51
• Dislivello 3181 metri
Sono quasi le otto di questo splendido mattino di settembre e non sono ancora in sella alla mia bici, la sveglia ha suonato alle sei e trenta, nulla di pronto da mangiare e nessuna voglia di preparare una pasta o un riso in bianco e visto che ultimamente il latte non lo digerisco ho ripiegato su di un tazzone di orzo solubile con fette biscottate e marmellata. Nelle saccocce della maglia del Pedale Godiaschese, infilo due crostatine alla marmellata, tre mini Mars e una cotogna Zuegg, per strada comprerò qualcosa, nelle borracce, Coca Cola. La bici, ferma da domenica scorsa ha ricevuto una sommaria pulizia della catena ieri sera, per il resto non c’era tempo, ora devo solo gonfiare i copertoncini e subito un intoppo, la valvola della ruota posteriore è bloccata e devo smontarla per poterla gonfiare e questo è il motivo per il quale non sono ancora partito.
Sono le otto e finalmente le ruote girano in direzione di Bosco Marengo, attraverso il paese nella via principale, scatto un paio di foto ed intanto penso quale strada fare per raggiungere il passo della Scoglina, il mio obiettivo per oggi è attaccarlo dalla parte più dura e lunga, il versante di Cicagna. Non ho pianificato il giro per cui inventerò il percorso strada facendo.
Proseguo per Novi Ligure e mi scaldo le gambe con la strada delle colline tra Novi e Gavi, la SP158 della Lomellina detta anche “La Mularola”, nove chilometri in totale in una serie di saliscendi, con pendenze che in alcuni punti raggiungono il 9-10%. Dato che voglio fare un giro il più circolare possibile, a Gavi prendo la decisione di salire al passo della Bocchetta anziché fare la Castagnola che mi porterebbe a Serravalle sulla strada che dovrei percorrere al ritorno, quindi raggiunto Voltaggio proseguo dritto sui primi chilometri di questa bellissima strada che risale la Val Lemme, un lungo falsopiano tra il 2 ed il 4% e dopo il sesto chilometro la pendenza aumenta leggermente, una foto ed un saluto ai cavalli che vivono nel recinto sotto al tornante che da inizio al tratto duro della salita che tutto sommato è facile e la copro in circa 35 minuti.
La Bocchetta è il confine naturale tra la Provincia di Alessandria e quella di Genova ed entro ufficialmente in Liguria, senza fermarmi, oggi ho un po’ di premura. Sono a Campomorone, in val Verde che percorro fino a raggiungere Pontedecimo dove il torrente Verde si getta nel Polcevera e sono nel traffico di Genova, la cosa non mi piace, troppi rilanci, ci vogliono occhi anche dietro alla testa per tenere a bada le auto ed i pedoni. Risalgo il Polcevera in sponda sinistra fino ad incontrare la confluenza col torrente Secca. La strada inizia a salire leggermente, ed al bivio per Torrazza, svoltando a destra, affronto i tre chilometri e mezzo di salita facile che mi portano ad oltrepassare la galleria di Pino ed è subito discesa fino a Molassana. Mi confondo e sbaglio strada, a San Gottardo comprendo che sto andando nella direzione sbagliata e inverto la marcia passando sulla sponda sinistra del Bisagno, sfioro Struppa ed a cavassolo, tengo la destra, sempre seguendo il Bisagno ed inizia la terza salita del giorno. Devo raggiungere Ferriere e la direzione è giusta ma non ho tenuto conto della lunga galleria (2200 m) che passa sotto a Sant’Alberto e Maxena, non posso farla in bici e sono costretto ad allungare di molto la strada salendo a Pian Carnese e passata la galleria di Sottocolle, scendere verso Boasi. L’alternativa era salire a Bargagli e poi Sant’Alberto e Maxena ma non conosco bene la strada e nemmeno la salita e finirei per fare confusione e magari riuscirei anche a perdermi. Finalmente sono a Ferriere con 10 km in più di quelli previsti ed ecco il Lavagna e con lui la bellissima ed in leggera discesa, Val Fontanabuon, che ha questo nome per la presenza di un'antica fontana situata nella frazione di Castello, chiamata "fontana di Canà"nel comune di Favale di Malvaro.
Ora ho davanti 12 km in leggera discesa ma faccio ancora confusione, e superato il bivio per Acqua di Ognio, svolto a destra sulla SP333 di Uscio, mi accorgo di essere fuori strada a Piandeipreti e recupero la strada scendendo verso Gattorna, ma ancora una volta salita e strada in più.
Ancora Val Fontanabuona che discendo velocemente, attraversando i numerosi paesi che la popolano e non la lascio più fino a Cicagna.
Qui comincia l’avventura. Ho percorso fino ad ora circa 120 km e 1800 metri di dislivello, non molti ma ho davanti la salita più lunga della giornata, quasi 20 km e quasi 1000 metri in dislivello. Sosto a Cicagna, mangio, faccio rifornimento d’acqua e poi mi avvio a cercare l’accesso alla Scoglina da Monleone. Lo trovo poco sotto a Cicagna, svolto a sinistra e salgo.
Quest’ascesa, non ha pendenze proibitive a due cifre ma è lunga e logorante. Nei primi 7.5 km sale leggera con una pendenza media di poco superiore al 2%, superaro l’abitato di Favale di Malvaro mi fermo un minuto per fare due foto e riparto su per i tornanti, 12 in fila a coprire una distanza di 5.4 km al 5% medio, la pendenza massima arriva appena al 9% ma la strada sale sempre, senza dare respiro ed è lunga, non finisce mai. Finiti i tornanti ecco il tratto di 2.6 km sempre al 7% medio con il tratto più impegnativo negli ultimi metri prima di scollinare del passo.
Mi fermo, all’ombra della Scoglina, dove si uniscono saldamente tre valli Fontanabuona, Aveto e Trebbia. Mi fermo e posata la bici accanto ad un faggio mi siedo ad una tavola di legno, sono sfinito, cerco di mangiare qualcosa ma il boccone non va giù, ma si sta bene qui accanto allo scorrere dell’Aveto,
fa fresco qui, non come su per la salita che ho appena terminata con tanta fatica. Mi stendo sulla panca e dormicchio un decina di minuti, riposato, riesco a mandar giù qualcosa e riparto, per gli ultimi chilometri di salita, quelli per Barbagelata.
La strada no è più dura come prima, 3 km al 4% e l’ultimo quasi pianeggiante. Scendo subito verso Montebruno, dove sosto al bar, ordinando un grosso panino, un gelato ed una birra. La discesa e le soste mi hanno ridato un po’ di forza e sono pronto per il rientro, ultima difficoltà sono i su e giù della val trebbia, tra Montebruno e Torriglia compresa la salita della Buffalora che come sempre, quando ci arrivo, pur essendo cortissima da l’impressione di essere interminabile. Scendo da Torriglia verso Laccio e poi via in leggera discesa nella valle Scrivia, questi chilometri finali sono sempre i più lunghi e noiosi, ma ho recuperato le forze e la strada mi aiuta, via verso casa.