Giro d'Italia 2015 terza tappa
11/05/2015
• Distanza 205.88 km
• Tempo 08:24:41
• Dislivello 2512 metri
Ancora un giorno sulle vie del Giro d’Italia, ancora un giorno di fatica, rubato agli affetti familiari, buttato su una strada, la cui lunghezza non conta, ancora chilometri pedalati in solitudine per raggiungere ciò che non si può raggiungere, la giovinezza, la forza, il talento di chi, in bicicletta ci lavora. Per vederli anche solo passare senza poterli toccare, conoscere, parlare con loro, sapere dei sacrifici che hanno fatto per arrivare li, dove sono. Quei sacrifici che io non ho potuto o voluto fare, perché quando sei ragazzo e nessuno ti instrada o non ti imponi su di un percorso che solo da adulto pensi possa essere stato il tuo, rimane solamente la passione, il grande amore per il ciclismo, quello pedalato e non solo veduto in televisione, comodamente seduto su di una poltrona. E’ per questo motivo che all’alba della mia vecchiaia, voglio vedere il Ciclismo seduto su di un sellino ed arrivarci pedalando, soffrendo e gioendo allo stesso tempo, per quell’attimo, in cui mi passano davanti, giovani, prestanti, vigorosi, loro che hanno saputo scegliere la strada giusta.
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La terza tappa
Avrei voluto allungare, scendere da Barbagelata sul versante della Scoglina, raggiungere Favale di Malvaro, Cicagna, Gattorna, risalire la Scoffera e ritornare a Laccio, dove è iniziato il mio percorso sulla strada della Terza tappa del Giro e riprendere da qui la strada verso casa ma la giornata di ieri, sempre sulle strade del Giro, resa pesante dai troppi dolori che, non sono del tutto passati, la fatica di oggi, con 40 chilometri sul percorso della tappa odierna, da Laccio al GPM di Barbagelata, mi hanno fatto intendere che sarebbe stato meglio guadagnare la via più breve per il rientro a Casal Cermelli, tenendo conto anche del fatto che oggi, i Ragazzi del Giro, si sono allungati parecchio sul percorso ed il tempo per arrivare a casa si è ridotto in modo notevole.
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Gradita sorpresa
Sono sempre da solo in bicicletta ma qualche volta, soprattutto in queste occasioni, dove il richiamo è forte e forte è la presenza dei ciclisti, non è raro che riesca a trovare compagnia e se questa, è di persone conosciute, di amici, di compagni di avventure e di squadra allora la gioia è doppia. Parto alle nove in punto da Casa, ovviamente in bicicletta e cerco la strada più corta per arrivare a Laccio, nel punto in cui la mia strada si incontrerà nuovamente con quella del Giro. Predosa, Capriata, San Cristoforo, Gavi, a vedersi non si direbbe ma vi assicuro che è la più corta, Proseguo per Voltaggio, passo della Castagnola, Borgofornari. Raggiungo tre ragazzi della ASD Pontedecimo, facciamo qualche chilometro assieme, anche loro vanno a Barbagelata ma prendendo la scorciatoia della Buffalora, io intendo proseguire sulle orme del Giro. Li lascio appena dopo Casella e proseguo spedito verso la mia strada. Poco dopo, un’auto mi affianca, si abbassa il finestrino e una voce conosciuta mi chiede scherzosamente informazioni. E’ Marco, vecchio amico della Polisportiva Roccagrimalda, un’altra macchina lo segue, è quella di Sara, con loro Alberto e Francesco con bici al seguito diretti anche loro verso l’attrazione del giorno, il GPM di Barbagelata. Scambiamo poche parole e ci diamo appuntamento sul Gran premio della Montagna di oggi.
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Verso la Tappa
Proseguo, solo come sempre, è una mia scelta, Montoggio, Fascia di Carlo, un interminabile falsopiano , alternato a mangia e bevi, strappi corti e finalmente è Laccio, svolto a sinistra ed inizia la mia corsa sul percorso del Giro d’Italia. Torriglia è lì a pochi chilometri e la salita è dolce, discreta, la temperatura sta salendo ma è ancora accettabile, sto bene. Arrivato in paese, non posso fare a meno di notare un gruppo di ciclisti con le maglie bianco azzurre, inconfondibili, sono i ragazzi della polisportiva Prapalmaro ed il Capitano è li con loro, hanno deciso di fare una pausa caffè e stanno entrando in un bar. Urlo, li saluto, stringo la mano ad Alessandro mi dice che ha appena visto passare Sara, Marco e gli altri ragazzi di Predosa e che se mi sbrigo riesco sicuramente ad unirmi a loro, ci diamo appuntamento su al GPM di seconda categoria.
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Riparto deciso
Salgo in bici e percorse poche centinaia di metri, eccoli i ragazzi di Predosa, fermi a causa di una foratura. Scambio due parole, intendono raggiungere Montebruno passando al di sotto del lago del Brugneto, evitando la strada del Giro con Bavastri e Propata, la strada è diversa dalla mia e proseguo ancora solo. Lascio Torriglia svoltando a sinistra sul secco tornante che conduce in direzione della Casa del Romano ed inizia la corta salita verso la galleria di Garaventa, fa caldo, 33 gradi ma poca umidità, mi raggiungono due ragazzi, hanno un passo diverso dal mio e mi superano con facilità. Proseguo senza aumentare l’andatura, la mia non è una gara e la strada è ancora lunga, li ritrovo fermi davanti all’imbocco della galleria, indecisi se proseguire per Propata o tagliare corto per Santa Maria del Porto dimezzando la strada e riducendo la salita quasi a zero. Io non ho dubbi, attraverso la buia galleria e mi scaravento in discesa verso Bavastri, sulla strada del Giro.
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Voglia di gelato
La strada è bella, larga, scorrevole e soprattutto appena asfaltata, come quasi tutte le strade dove transita la carovana rosa. Scendo velocemente, il vento sulla faccia un po’ bruciata dal sole, la discesa finisce troppo presto e sono a Bavastri, entrando in paese la prima costruzione che trovo, è il bar della sig.ra Antonella MANGINI, qui si possono gustare crostatine, canestrelli ed un ottimo gelato tutto in produzione artigianale. Passando, vedo la titolare seduta al tavolino fuori dal bar, vorrei fermarmi per un gelato o prendere un sacchettino degli ottimi canestrelli che produce ma ho fretta, saluto con un cenno e proseguo ma se vi capitasse per caso di passare da qui, vale la pena di fermarsi.
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Attorno al lago
La strada da Bavastri, fin quasi al bivio con Rondanina, è in costante movimento, sale e scende di continuo con pendenze che a volte toccano anche il 9%. Si snoda tutta attorno al lato Nord del lago del Brugneto, attraverso Bavastrelli, sfioro Caprile, entro in Propata, paesi addobbati con i colori rosa tenue della corsa, lascio sulla sinistra la terribile salita per la casa del Romano e proseguo su questa bella e panoramica strada che segue da lontano i confini del lago. Caffarena, ancora uno strappo e finalmente poco prima del bivio per Rondanina, si scende, nove chilometri ed è Montebruno, confusione, centinaia di ciclisti per strada, bar affollati, biciclette ovunque. Appoggio la mia contro un muretto, al sole, appendo casco e bandana al manubrio ad asciugare ed entro nel bar di fronte, birra piccola e brioche al cioccolato, dopo tanta fatica un po’ di ristoro, cinque minuti, non di più e ancora in sella.
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Barbagelata
In fondo al paese, la secca svolta a destra porta sul ponte del fiume Trebbia ed un’altra curva ancora a destra conduce costeggiando il fiume al Traguardo Volante, qui all’altezza del ponte romano inizia anche la salita verso Barbagelata, c’è confusione più che in paese, ciclisti, persone a piedi, auto, motociclette, chi sale chi scende, qualcuno ha già scelto la postazione dalla quale vedrà la corsa, altri cercano ancora un angolo possibilmente all’ombra dove appostarsi. Io salgo questa strada che ho già fatto più volte, il cartello ai piedi di essa indica che Barbagelata dista 8 km ma la salita, quella dura termina prima, a Costafinale. Salgo e fa caldo, il termometro del mio Rox, nei primi 250 metri di dislivello è salito da 31 a 38°C, cerco l’ombra ad ogni curva, i tratti al sole sono terribili, man mano che si avvina il GPM, la gente si fa sempre più numerosa, qualcuno vedendo i segni della sofferenza sul mio volto mi incita, forse per pietà, forse per darmi coraggio. La forza non me la può dare nessuno, devo scavare dentro di me e tirarla fuori con i denti e con le unghie, salgo pianissimo a volte vorrei che qualcuno mi desse una spinta, sono ridotto proprio male. Arrivo, finalmente, la confusione sul traguardo è grande, la strada si stringe, gente a piedi, ciclisti che si fanno fotografare sul traguardo, non trovo spazio per passare, questione di equilibrio, se fossi fresco potrei chiedere la strada gridando ma non ho più voce ho solo sete e voglia di fermarmi, finalmente è finita.
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L’aranciata
Quattro case, forse abitate, sui gradini, all’ingresso di una di queste, un anziana signora i capelli raccolti in una lunga treccia giallastra, non bionda ma di un bianco svanito, l’età indefinita, scarponi ai piedi, gonna e pantaloni. Chiacchiera con una signora anch’esse seduta sui gradini, aspettando il giro, qui dove il mondo si è fermato, oggi il mondo arriva e non so se è un bene. Poco più in la, un garage aperto, un capannello di ciclisti, tutti assiepati all’ingresso, all’interno del locale, un tavolaccio, pane, tome e vino in fiaschi, ci sono anche bottiglie di pompelmo ed aranciata, l’acqua frizzante e la birra sono finite. Il ragazzo e la ragazza, che si sono improvvisati esercenti del bar inventato al momento, confezionano panini con la toma e riempiono borracce di vino. C’è anche un rubinetto con acqua freschissima mi avvicino, entro in coda e quando è il mio turno, chiedo alla ragazza se può riempirmi la borraccia d’acqua e ordino una bottiglia di aranciata grande, 1.5 litri. Pago e stappo la bottiglia, non è fredda ma è gradevole, bevo a lunghi sorsi a canna e mangio uno dei panni preparati questa mattina. bevo e mangio, mangio e bevo a canna, forse un po’ troppo in fretta, lo sforzo, l’aranciata, il panino, tutto forse troppo in fretta, dovevo rifiatare un po’ prima di bermi tutta l’aranciata. Risultato, rigetto, tutto su di una tettoia al di sotto della strada, una, due volte e lo stomaco è libero, pulito senza più nulla dentro. Ora sto bene, ora posso scendere al di sotto del GPM per vedere se trovo gli amici di Predosa.
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Aspettando la corsa
Scendo in bici tra la confusione generale e ai 200 metri dal GPM trovo Sara, Marco, Francesco ed Alberto seduti sul guardrail, al sole, le bici agganciate alla china di fronte, c’è un posto libero sia a sedere che per la bicicletta e mi fermo li con loro. Si chiacchiera, si aspetta il Giro come tutti quelli che oggi, si sono arrampicati fino qui a piedi, chi sale in bicicletta porta in viso i segni della fatica fatta per compiere questi pochi chilometri di dura salita, automobili e motociclette se ne vedono poche, quassù non c’è spazio e quando un’auto del servizio tecnico, salita dal versante della Scoglina ne incrocia una salita da Montebruno la strada si blocca per qualche minuto. Siamo qui, tutti e quattro seduti sul guardrail aspettando la corsa ed il sole se ne sta andando, coperto da grosse nuvole scure. In altura il tempo cambia in un attimo, speriamo solo che non si metta piovere, la discesa al di là di Barbagelata è insidiosa e potrebbe essere un pericolo per i corridori. Si chiacchiera ed il tempo passa.
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Eccoli
Arrivano,finalmente, puntualissimi, dopo le staffette della Polizia di Stato, le moto del servizio agli incroci, quelle delle riprese Rai, dopo le auto del cambio ruote della Vittoria dove cc’è sicuramente Massimo Rava. Dopo l’apri corsa, eccoli finalmente i primi corridori, Pavel Kochetkov taglia per primo il traguardo dle GPM seguito da Diego Ulissi, poi gli altri compagni di fuga. Ora una parte del gruppo, Tinkoff Saxo e Astana come sempre davanti a fare l’andatura, ancora un’auto della Vittoria e l’elicottero compare nel cielo grigio. Il gruppo si è spezzato e i Ragazzi salgono a gruppetti a volte compatti a volte allungati, la corsa di oggi ha fatto proprio selezione. Sembra che sia finita ma non è così, l’auto fine gara non è ancora passata, significa che ne arrivano altri, aspettiamo. Una sirena, dalla curva giù in fondo spunta a velocità sostenuta un’ambulanza. Sono caduti, è il mio primo pensiero, la discesa verso la Scoglina è pericolosa, sono sicuramente caduti. (Sapremo solo tornando a casa che Pozzovivo è andato a terra in una curva e per fortuna i danni sono limitati). Passano altri corridori, sembrano gli ultimi ma non è così, sembra il gruppo dei velocisti, ci muoviamo appena sono passati ma fatti pochi metri un poliziotto in moto ci fa segno che non si può ancora scendere. Passano ancora corridori e riproviamo ad andare giù ma la scena si ripete e veniamo ancora fermati.
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Finalmente si scende
Fine Gara Ciclcistica, l’auto è arrivata, si può andare giù, la gente a piedi si muove, chi ha una bici deve scendere piano perché la strada è ingombra di persone, auto che fanno manovra, che si fermano nei punti stretti della strada. Scendo piano e con attenzione, ho perduto di vista gli amici di Predosa, la strada in un punto stretto, è bloccata da due auto che non riescono a passare, trovo un varco, con qualche acrobazia riesco a superare il blocco e ora la strada è libera, giù a tutta, curva, tornante curva mi lascio andare, supero diverse bici e finalmente sono in fondo. Accanto al ponte Romano di Montebruno è fermo Francesco, scambio due parole e proseguo verso la strada di casa.
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Ancora mangia e bevi
Non è tutta discesa, si deve risalire a Torriglia per trovare un po’ di pace per le gambe e la strada è ancora lunga. Raggiungo un gruppetto di ciclisti e mi accodo, dopo poco arriva Marco e rilancia l’andatura, su di un tratto in salita mi stacco un poco per recuperare nel successivo in leggera discesa e si va avanti così seguendo il corso del Fiume Tebbia, per tutti gli 11 km che separano Montebruno dalla galleria di Buffalora. Tengo duro, niente nello stomaco, poco nelle gambe, sono quasi cotto, ho ancora un panino ma non riuscirei a mangiarlo, non riesco quasi nemmeno a bere, figuriamoci a mangiare, quell’aranciata e la salita di Barbagelata mi hanno proprio conciato male. Frugo in tasca e viene fuori un Liquid Carbo Flash, lo butto giù e mi riprendo un poco, nuovamente in gruppo, dopo l’ultimo strappo la strada è più leggera e si prosegue verso Torriglia.
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La Buffalora
Siamo sulla SS45, attraversiamo la corta galleria della Serra, dopo Costafontana, ce n’è un’altra ed è lunga 1700 metri seguita da un viadotto e ancora una galleria, poi si arriva a Laccio. L’alternativa è la strada per la Buffalora che sale a Torriglia e qui il gruppo si divide. Io con altri tre o quatto salgo alla galleria della Buffalora, gli altri si buttano nel lungo tunnel risparmiandosi tre chilometri di salita ma rischiando di essere investiti da un’auto. Mi piace la strada per la Buffalora, anche quando sono stanco, la percorro sempre molto volentieri, scollino solo, gli altri compagni avevano le gambe più agitate delle mie e mi hanno mollato a mezza salita.
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Verso casa
Scendo a Torriglia e guadagno Laccio, li trovo Marco, Francesco e Alberto che avevano preso la scorciatoia, di Sara nessuna traccia, probabilmente anche lei è salita alla Buffalora, saluto e riparto per la mia strada, con la pancia vuota e un’ottantina di chilometri da percorrere, un’altra bustina di carboidrati liquidi, un altro piccolo sforzo. Il vento sembra a favore, la discesa aiuta e arrivo Montoggio, raggiunto da due ciclisti mi accodo e riesco a dare un cambio appena dopo Casella, a Busalla cambiano strada e sono ancora solo. Borgofornari, per un attimo mi sfiora l’idea di salire alla Castagnola per accorciare un poco la strada ma cancello subito il cattivo pensiero. Ronco, Isola del cantone, Arquata -30km, Serravalle -20, Novi -15, il vento a favore aiuta e sono finalmente a casa con poco più di 200 km. gli ultimi 100 senza mangiare e bere quasi nulla. Mi peso dopo la doccia, 79.2 kg. l’appetito sta tornando sarà meglio mangiare e stappare una bottiglia di prosecco, così tanto per reintegrare i liquidi.