Big Bench Hunter: 50 sfumature d'Autunno
“e sette panchine di tanti colori”
30/10/2020
• Distanza 138.07 km
• Tempo 6:31:49
• Dislivello 1.760 metri
La Langa è sempre stupefacente ma in Autunno, ha quel qualcosa in più, che nelle altre stagioni non si riesce a trovare. Innanzitutto, l’assenza di vento, poi il sole caldo al punto giusto, la visibilità quasi illimitata ed i colori sfumati, delicati, non pallidi ma ben marcati. Le sfumature del verde, del giallo, il marrone ed il rosso delle viti che si preparano a lasciare cadere le foglie a terra a proteggere le radici dal freddo dell’inverno. Il cielo azzurro, striato di nubi bianchissime. La terra arata, i prati, il grano che nasce formando lunghe file di un verde acceso, le colline dai mille colori, marcate di grigio dagli asfalti, quasi dappertutto perfetti. Langa, terra del vino, dei formaggi, del miele, del tartufo nero. Langa terra meravigliosa, esente da nebbia, esente da smog, quello che dall’alto delle colline, si vede laggiù, sula pianura, giallognolo, disgustoso e io ci vivo laggiù.
Mi piacerebbe, tra qualche anno, quando anche mia moglie sarà congedata dal lavoro, traslocare dalla pianura nebbiosa alla Langa Astigiana, dove il clima permette la crescita degli agave e degli ulivi. Ma rimarrà solo un desiderio, temo.
Ed ecco il giro: Nato per cercare la Grande Panchina di Vaglio, che non avevo ancora visto e che poi si è allargato a ritrovare Big Bench già viste diverse volte ma che ho ritrovato con piacere e il caso vuole che fossero quasi tutte libere.
Dopo la panchina di Vaglio che ho raggiunto passando per Masio e Cortiglione, ho raggiunto, passando per una strada secondaria la Viola di Castenuovo Calcea. Penso che la metterò nelle Big Bench da evitare. Sulla strada, una volta sterrata e facilmente percorribile che arriva a “La court” dove è sistemata la Big Bench, è stata messa della ghiaia spaccata, una decina di centimetri in spessore, con la bici non si sta in equilibrio, e a piedi si avanza a fatica.
Panchina successiva, l’Arancione del Bricco Lù, pasticcio un po’ per raggiungerla ma ci riesco. Una signora è sul posto e si stupisce di vedermi arrivare in bici, lei per salire alla Big Bench si è fatta tutto il sentiero a piedi. Proseguo, a Costigliole di Big Bench ce n’è un’altra, quella Rosso Passum della Cascina Castlét e ci arrivo facile sempre su strade secondarie affascinanti.
La quinta panchina gigante della giornata è quella Blu di Coazzolo, un po’ mal ridotta, sverniciata, con qualche asse fissato male e contornata da erbacce. Ma su questa panchina ho sempre trovato qualcuno in visita, oggi no, era tutta per me.
La sesta è Moasca, quella tutta rosa, avevo dei dubbi se andarci o no, la strada che sale anche al serbatoio dell’acquedotto, tempo fa era stata rinforzata con dello spaccato in pietra di grossa pezzatura e con la bici non si poteva più salire. Oggi a parte la sbarra che è stata installata per evitare la salita di mezzi motorizzati ed i primi metri ripidi, l’ho fatta tutta in bici. Anche questa Big Bench è lasciata andare a se stessa, abbandonata, screpolata e per salirci sopra si deve essere degli atleti perché a differenza delle altre panchine non ha ne scalette, ne botti, ne pietre che aiutino a salirvi sopra.
Settima ed ultima panchina è quella del Sole di Alice Belcolle, sistemata in una vigna nelle vicinanze del Santuario della Fraschetta sec. XV. Accanto al santuario c’è una cascina ed a guardia della cascina c’è un cagnetto bianco e maron, che ogni volta che mi vede arrivare, fa valere il suo diritto di proprietà abbaiando ma da una certa distanza. Oggi, in strada, accanto al Santuario, c’era anche la sua anziana padrona, intenta a far legna per la stufa. Il cagnetto, si è preso coraggio e abbaiando più forte ed a lungo del solito si è anche avvicinato ai miei polpacci, arrivando a pochi centimetri. Sceso dalla bici, frugato nella borsa viveri, gli ho dato un pezzo di nastrina della Lidl, era contento, ed ha smesso di abbaiare. Nessuno è incorruttibile.
SEMPREINSELLA!
P.S.
Oggi sono arrivato a casa che era buio, ho fatto male i conti con le ore di luce e con le panchine, per fortuna ho lasciato dietro quella di Neive e quella di Ricaldone vicinissime alla traccia del giro, altrimenti sarei rientrato a notte fonda.