16/06/2021 • Distanza 143.99 km • Tempo 7:14:48 • Dislivello 2300 m • Costanza “Lemmi, secondo round” Mi sono affezionato a Lemmi, tanto che oggi ho voluto rivederlo, ma salendo dal versante opposto, quello di Grondona e Sasso. La strada per Grondona, la valle Spinti, è molto battuta per via della salita di San Martino detta anche il Colle delle Forche, ma proprio dove parte questa gettonata salita, poco a sinistra, c’è la strada per Sasso, che pochi conoscono e ancor meno la fanno. Una salita anonima, che parte quasi in piano, mentre l’altra, quella a fianco, molto più famosa, si vede subito che sale arrabbiata e quindi attira di più. Entrambe saltano dalla valle Scrivia alla val Borbera, quella famosa è lunga 6.150 metri con un dislivello pari a 442 metri, la pendenza media è del 7.19%, quella massima 10.83%, l’altra quella snobbata, misura 4500 metri, dislivello solo 363 metri e la media all’8.3%, 13.33% la massima e questa pendenza si riscontra per un lungo tratto quando si raggiunge Sasso. Chiusa la parentesi Sasso e Colle delle Forche, passiamo alle altre salite di oggi. Che vado piano, molto piano, Strava lo dice chiaramente, su tutte le salite fatte oggi ho un “secondo tempo più veloce”, perché insisto ad andare in salita? Perché mi piace. Da Lemmi, con le dovute cautele, scendo verso Cerreto Ratti, rischio di caricarmi sulla canna della bici, un bel giovane maschio di capriolo, già con la livrea marrone e le corna che spuntano appena. Dopo Lemmi e la Val Borbera, ecco che arriva Sisola-Borassi. Ne sentivo parlare quando ero un ragazzo, dura, terribilmente dura, ma quando l’ho provata, me ne sono innamorato e snobbo puntualmente la salita parallela, quella per Roccaforte, per arrampicarmi su quel chilometro e mezzo all’11.63% medio e se poi, come oggi, si svolta verso Montessoro, la strada continua a salire ancora per un bel pezzo. Una curiosità: A Borassi, c’è l’agriturismo di Mamma Maria, a gestirlo da molti anni è Angela Brambati, meglio conosciuta come la Brunetta dei Ricchi e Poveri. Fine curiosità e proseguiamo con la prossima salita. Sono senz’acqua e salgo la corta salita verso Camere Vecchie, dove c’è una fontana stupenda. La strada non ha via d’uscita e devo tornare per la via dell’andata. Che siamo in provincia di Alessandria lo si vede dalle condizione della strada, la SP146, dopo borassi è proprio mal ridotta e lo sfacelo continua per qualche chilometro anche entrando in provincia di Genova. Ma poi, d’un tratto, ecco che le buche scompaiono e l’asfalto torna nuovo. Borgo di Montessoro, non durissima ma impegnativa la salita, al castello non ci arrivo, tanto è solo un rudere, lo vedrò più avanti, salendo a Montecanne. Montecanne, un nome tuonante e anche se la strada che lo raggiunge, nei primi chilometri pare dormiente, ecco che nel tratto finale tuona come il nome del paese, che come quello precedente è composto da quattro case. Torno giù con calma, non vorrei andare a sbattere contro i due caprioli incontrati mentre salivo. La discesa verso Isola del Cantone me la gusto tutta, il fondo buono e la larghezza della strada permettono una discesa veloce e se non fosse per gli isolati e grossi sassi di frana che incontro ogni tanto, scenderi molto più velocemente. Proseguo in valle Scrivia, il tabellone prevede Sottovalle da Arquata e in seguito la Pineta da Carrosio ma quando vedo il cartello per Borlasca, mi viene in mente Villa, salita corta ma terribilmente dura nel tratto finale. Quando arrivo in vetta, sfiancato dagli ultimi interminabili 150 metri, una elegante signora sta scaricando la spesa dall’auto. Gli sguardi si incrociano e invece di augurarle il buongiorno, urlo: “Chiami un’ambulanza” la signora ride, mi risponde che se voglio l’ossigeno, ne ha una bombola piena. La supero, termino i pochi metri di salita, metto i piedi a terra, con uno sbuffo tipo locomotiva. - “Vuole un bicchier d’acqua?” - “No, grazie. Comunque è sempre più dura questa strada” - “Oggi, è anche colpa del caldo” - “Può essere ma secondo me dipende anche dall’età” Mi da un’occhiata la signora, bionda, nel suo bel vestito blu. Accenna un sorriso e dice: - “Considerate anche le condizioni climatiche, le faccio i complimenti” Ringrazio, scendo a valle, l’aria finalmente fresca. Al bivio, svolto a sinistra verso Borlasca ma c’è ancora un bivio più avanti, quello per Pinceto. Il paese lo si vede appena sulla sinistra ma la strada continua. Quello che mi ha stupito fino ad ora è che la strada per Borlasca, quella per Villa e anche questa che sto salendo ora sono state appena asfaltate, quindi o il comune di Isola del Cantone ha degli amministratori eccellenti oppure da queste parti, abita qualche politico influente. Salgo per questa bella striscia di asfalto nero, supero Pinceto e dopo qualche metro, la strada si invecchia e si imbruttisce, salgo e scendo per questa datata strada dove l’auto spia di Google, non è mai passata. Salgo e scendo tra queste dure colline coperte dal bosco e pian piano superata una piccola chiesa, arrivo alla fine della strada, due case, qualche gatto. La strada continua sterrata fino a Creverina e io torno indietro. Strada per Borlasca e ancora svolto a sinistra, raggiungo il centro abitato, la strada continua. Mi torna alla mente un giro di Giuliano ad inizio anno che era salito da Voltaggio fino a Borlasca pedalando anche su un tratto sterrato. Imposto Garmin con destinazione Voltaggio ma mi fa tornare indietro. Proseguire alla cieca, mi mette timore e terminato l’asfalto torno sui miei passi. La valle Scrivia scorre veloce, declino l’invito della freccia indicatrice per Sottovalle, preferisco Pratolungo, meno impegnativo, e il salto in val Lemme mi avvicina a casa. Gavi e un dietro motore mi da una mano fino a Francavilla, poi vento nella schiena e sono a casa. Domanda frequente: Ma, vai sempre da solo in bici? Si e la risposta sta nelle salite appena elencate. SEMPREINSELLA!