“l’uomo invisibile” Comincio a pensare di essere io ad avere qualche problema di “visibiltà” agli altri, eppure sono alto un metro e ottanta per 80 chili di peso, non proprio un fuscello direi, nonostante questo, è da qualche giorno che molti non riescono a vedermi e questo mi fa preoccupare. Oggi in un giro necessario, che ho semplificato strada facendo, ho avuto ben due incontri ravvicinati con due auto nere e di grossa cilindrata. Sono a Gianola, sulla SP60AT della val Cervino, quasi all’incrocio con la ex statale del Turchino, una grossa berlina nera ferma all’uscita del parcheggio alla mia destra, l’autista una giovane signora, -mi vien da dire la bella addormentata sull’auto- data un’occhiata solo a sinistra, si immette sulla strada senza indicatore di direzione, io arrivo da destra, non mi vede, urlo, la evito per poco, siamo affiancati, si ferma. Vorrei caricarla di insulti, ma ricordando il giro della scorsa settimana, dove per una parola di troppo ero stato inseguito, le dico gentilmente e con voce pacata che dovrebbe fare più attenzione a come guida. La signora è spaventata più di me, ha capito che è andata bene, mi guarda e dice di aver capito. Proseguo il giro che per strade nuove mi porterà a Bistagno, nell’alloggio di mio figlio assente, al quale ho promesso di fare la fotografia del contatore dell’acqua per la comunicazione della lettura. Scendo a Casteboglione e da Montabone, proseguo verso Bistagno. Il giro prevede di salire alla regione Crosio, ma la strada è interrotta per lavori di manutenzione. Ora, non c’è nulla di interessante in quella stradina secondaria, giusto due strappi ma il fatto di non poterci arrivare, mi infastidisce e straccio il resto del giro, che prevedeva di arrivare a Monastero Bormida e fare la salita che dal cimitero, arriva a Santa Libera. Salgo all’alloggio e faccio la lettura del contatore dell’acqua. Ripartito, taglio per regione Sciazzara con l’intenzione di tornarmene subito a casa. Acqui Terme e penso a Cremolino, poi alla Luvia, alla Cavalla di reg. Buonacossa, tutte belle strade ma la testa è rimasta all’interruzione stradale e alla rotatoria di Pontechino, finisco per svoltare verso Rivalta Bormida, mi sono rotto, vado a casa. Alla rotatoria successiva, sono indeciso se fare la circonvallazione o entrare in Rivalta, scelgo di passare in centro, e qui entra in gioco il destino, al quale tutti indistintamente siamo legati. Sono in via Roma, a sinistra davanti alla banca, un SUV è parcheggiato contromano, noto che l’autista sta sterzando verso la strada, d’istinto tocco il freno, rallento un poco. È un attimo, l’auto senza indicatore direzionale, si fionda in mezzo alla strada con l’intenzione di svoltare in via Nazario Sauro - che io ho appena superato- compie quasi una manovra ad U e me lo trovo davanti, di traverso in mezzo alla strada, la mia ruota anteriore a pochi millimetri dalla sua portiera. Siamo fermi, esterno il mo disappunto -questa volta la parolaccia mi scappa- alza una mano, come per dire che non è successo nulla e se ne va via. Resto un attimo in mezzo alla strada, questa volta mi sono spaventato, ho le gambe che mi reggono appena. Poco distante, una panchina all’ombra e quattro persone che commentano l’accaduto, mi consigliano di prendere il numero di targa. Riaggancio i pedali e mi allontano, ora non posso andare a casa, devo fare un po’ di strada in più per riprendermi dallo spavento, i Boschi di Sezzadio vanno bene, i su e giù mi calmano sempre. Sosto a Castelferro per un saluto a Sara, che sabato 2 settembre abbozzerà un tratto della Randomario, il percorso da 130 km passa qua vicino, quasi, quasi ci faccio un pensiero anch’io. Forse. Invisibilmente SEMPREINSELLA!