“La vita va presa con calma” A volte anche un giro improvvisato, di poco interesse, può nel suo piccolo lasciare il segno, può siglare in maniera precisa un momento infinitamente piccolo, può rimanere indelebile nei ricordi ma per che sia così, è necessario dare un nome al giro in bici in modo che non rimanga anonimo e scriverne anche solo poche righe, in modo da fissare per sempre le emozioni. Io lo faccio da anni ed è meglio di una fotografia. Dopo un altro periodo di fermo, (l’ultima uscita risale a 13 giorni fa) oggi non sapevo bene dove le gambe potessero portarmi e quindi ho deciso di non allontanarmi troppo da casa. Ed ho compiuto un giro strano, che raggruppa quattro corti che facevo diversi anni fa, quando il tempo per pedalare a volte era ristretto e mi accontentavo di giretti da un trentina di chilometri. Mattinata fresca, si pedala bene, concludo il secondo giro, con capolinea Casal Cermelli e proseguo verso quello che noi ciclisti della zona, chiamiamo il “Giro dei trenta”, Sezzadio, Gamalero, Cantalupo, Castellazzo e rientro a Casal Cermelli, 30 km in pianura che di solito si facevano a tutta, oggi un po’ meno. Ho appena iniziato il giro, sono sulla SP185, sul rettilineo per Portanova, si vede da lontano, qualcosa che si muove lentamente. È abbastanza ingombrante, procede sulla carreggiata opposta alla mia, ci stiamo avvicinando. Dopo un paio di minuti sono in grado di vedere di cosa si tratta. Un cane, piccolo, bianco, arruffato, apre la via ad un uomo, alle briglie ha un asinello che traina un carro di legno con quattro ruote. Sopra alle sponde del carro, si innalza un telo che, appoggiato su un probabile telaio, prende la forma di una piccola casa, con pareti verticali, due spioventi, chiuso sia davanti che dietro. Procedono lentamente, a ridosso della banchina stradale, sono una cosa sola il cane davanti che apre la strada ed a seguire, l’uomo, l’asino ed il carro. Non oso immaginare quanta sia la strada che possono aver percorso per giungere fino qui a Casal Cermelli, non immagino neppure il tempo che abbiano impiegato, da dove siano partiti, dove vadano. Sto pedalando verso di loro, osservo e penso queste cose. Sono ad un centinaio di metri da loro quando un T.I.R. supera il carro, l’asino, l’uomo ed il cane, il forte rumore dell’accelerazione del pesantissimo mezzo, non turba minimamente nessuno dei viaggiatori. Sono ad una ventina di metri, pronto ad osservarli bene, quando un altro T.I.R, sopraggiunge e nella manovra di superamento mi si para davanti, forse era distratto dai viandanti e non mi ha visto. Trovo un varco, strettissimo a destra e prima di infilarmi nello stretto passaggio, ad un paio di metri dalla cabina del mezzo, mando un labiale all’autista, esternando tutta la mia disapprovazione per la manovra. Capisce e si sfoga con l’unico mezzo che ha, azionando il clacson al pedale facendo capire che non ha gradito. Nemmeno io ho gradito la sua manovra frettolosa. Quando esco dal fianco del rimorchio, il carro, l’asino, l’uomo ed il cane sono già dietro di me, proseguono con calma la loro strada, il camionista continua a strombazzare, come se il Mondo intero fosse di sua esclusiva proprietà, senza spere che i veri padroni del mondo sono quel cane, l’uomo che alle briglie ha un asinello, che traina un carro, che probabilmente ha girato il Mondo o per lo meno, contiene il loro mondo. Proseguo sul giro dei trenta e quasi a Casal Cermelli, sulla SP181, eccoli nuovamente, il cane bianco sporco, arruffato che apre la strada, l’uomo con una folta barba rossiccia e riccia, indossa un gilet arancione. Rallento, i nostri sguardi si incontrano per un attimo, un cenno del capo, un sorriso, un saluto della mano, lui alle briglie ha un asino, che traina un carro, che sicuramente ha girato il mondo. SEMPREINSELLA!