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24/06/2020
• Distanza 152.80 km
• Tempo 7:18:05
• Dislivello 2113 metri
“Dipende dai punti di vista”
Sono alla terza salita, oggi, consigliata da un amico, si tratta della bella strada che, come quasi tutte le salite della val Borbera, si inerpica a tornanti, una decina in totale, con un primo chilometro da cardiopalma e poi mano a mano che si sale, spiana per cosi dire su pendenze accettabili. Si tratta della strada che si stacca dalla SP147 di Carrega e arrampicandosi tra la valle dei Campassi ed il torrente Cadreghino si avvicina al monte Antola, conducendo in maniera abbastanza brusca ad un paese quasi disabitato, Vegni.
1040 metri di altitudine, la sua storia risale al 1200, 4 abitanti ai dati del 2012 ma ha conosciuto tempi migliori, nel 1920 erano 500. Io oggi ne ho conosciuti due, non so se residenti o meno, fatto sta che dopo i 5 chilometri di salita al 9.3% medio, là dopo il paese, dove l’asfalto termina in uno sterrato abbastanza compatto che porta al confine Ligure, ecco la presenza umana. Padre e figlio intenti a manovrare un carro trainato dal trattore. Quando arrivo, sganciando rumorosamente le scarpe dai pedali, appoggiando un piede saldamente a terra per mantenere l’equilibrio sulla strada in forte pendenza, saluto e dico: «La strada è finita!?» il ragazzone sui trent’anni mi da ragione ed aggiunge «E si, con quella bici li, non si prosegue». Sgancio l’altra scarpa e mi piazzo saldamente a cavalcioni della bici. Il genitore, quando si accorge di me, insiste per farmi passare, declino l’offerta e si innesca un dialogo.
«Da dove ne viene? Dice il giovane. «Da Casal Cermelli, Alessandria» Non sono sicuro che sappiano dove si trovi il mio paesello e invece lo conoscono e la risposta immediata e secca è: « È venuto fino a qui da Casal Cermelli?! Ma lei è matto»
Non suona come un’offesa, alla base di tutto c’è la domanda nascosta nella frase, tipo ma chi te lo ha fatto fare di salire in un posto da lupi come questo, con tutti i bei posti che ci sono in val Borbera. Sorrido, non è la prima volta che mi danno del matto, racconto un po’ di viaggi che ho fatto e scopriamo che io e il padre siamo della stessa leva, il figlio ha preso moglie da un paese vicino al mio. Chiacchieriamo, mi offrono un bicchiere di vino che sono costretto a rifiutare, ci salutiamo e riprendo la via di casa.
Prima di Vegni ero salito a Daglio, una cosa voluta, per scaldare un po’ le gambe, sapendo la difficoltà che avrei incontrato sull’ultima salita.
Daglio è un altro paesino semi abbandonato, non ho trovato dati su quanti abitanti abbia ma in un orto, lassù alla fontana detta “Sopra Daglio”, ho visto alcune persone. In oltre nel paesino deve esserci qualche individuo importante, perché stavano asfaltando un tratto di strada che non mi sembrava molto malridotto.
La squadra di operai mi avevano superato più o meno a Cornareto, tant’è che ho pensato che rattoppassero i buchi della SP147 o della SP140, invece, salendo verso Daglio, ecco che piazzano il cantiere. Mi avvisano che il bilico che trasportava il rullo compressore e l’asfaltatrice sta scendendo dopo aver fatta l’inversione di marcia su al paese. Vado su per questa strada stretta e a tratti dura, che sale tutta all’ombra, tornanti quasi assenti su un fondo a dir poco perfetto. Un po’ più corta di quella di Vegni, ma la pendenza media è simile, 9.1%. Sono quasi in cima, mancano 30 metri a scollinare ma davanti a me, nella strettoia tra due case, si presenta la cabina del bilico. Occupa tutta la carreggiata, i muri delle case sfiorano le lamiere del pesante automezzo, un operatore a terra segnala all’autista gli spostamenti che deve effettuare. Mi accosto in un anfratto vicino alla fontana bassa del paese ed attendo che l’automezzo passi, poi riprendo la corsa. Dopo lo scollino, la strada riparte in salita, salgo al di sopra del paese, fino a che termina l’asfalto e ridiscendo dopo aver fatta la scorta dell’acqua freschissima alla fontana alta.
Ecco nuovamente il cantiere, asfaltatrice e rullo, accostati al lato della strada, mezza dozzina di operatori, l’asfalto già trattato con emulsione.
Ora, tutti i ciclisti che sono capitati su un tratto di strada in asfaltatura, sanno il fastidio che si prova a metter le ruote sull’emulsione e ancor più, il disagio delle ruote che si appiccicano all’asfalto e gli schizzi che si attaccano al telaio e il pensiero «Ma porca puzzola, proprio a me doveva capitare!?». Vorrei scendere e prendere la bici in spalla ma in questo modo sporcherei le tacchette e sicuramente non riuscirei più ad agganciare i pedali.
Un addetto mi indica un passaggio pietroso al lato della carreggiata, che purtroppo termina in un bel buco, mi scanso e attraverso la strada. Per fortuna l’emulsione non è abbondate ma la strada non è stata spazzata e pietre di ogni tipo si appiccicano agli pneumatici. Avanzo piano, per non sparare sassi ovunque e appena fuori dal tratto emulsionato, mi fermo e facendo girare le ruote sull’erba pulisco alla meno peggio.
«Faccia attenzione mentre scende» mi avvisa quello che potrebbe essere il capo cantiere. «Un camion carico di catrame sta salendo in retromarcia» Annuisco e scendo con le dovute cautele, mentre gli ultimi sassi si distaccano dai copertoni.
Sono quasi al termine della discesa, quasi mi ero dimenticato del camion, ne sento il rumore dietro ad una curva, il tempo di frenare ed eccolo che sale a mo di stuntman ad una velocità che nemmeno con la macchina si può fare. Uno bravo, insomma, abituato a lavorare in quelle condizioni.
Sale in retro perché in asfaltatura il camion di catrame deve stare davanti al tratto da asfaltare altrimenti col peso, rovinerebbe il lavoro.
Mi butto a lato, ho capito che non mi ha visto, quando mi passa accanto è quasi stupito, saluto con un cenno e continuo la discesa. Le gambe sono calde.
Ancor prima di Daglio a pochi chilometri da casa, quasi senza accorgermene, avevo svoltato su per la strada di Montespineto. Non so cosa mi abbia spinto a farlo, fatto sta che mi sono ritrovato nel piazzale del santuario, deserto a meditare per qualche minuto, con dinnanzi lo spettacolare paesaggio della valle. Poi, ripreso il viaggio, ecco la val Borbera, con le cicale mute a quell’ora del mattino.
Ora che scendo la valle puntando verso casa, sono chiassose, il termometro del Garmin segna 35 °C ma il senso del calore è molto più ampio.
A volte, girando in bici, faccio di questi piacevoli incontri e se riesco, ne tiro fuori qualcosa da raccontare che va ad addolcire la fatica del viaggio. Ricordi, appunti, pensieri che danno importanza anche alle corse meno importanti.
SEMPREINSELLA!
By: | Un Randagio in bici |
Started in: | Casal Cermelli, PIE, IT |
Distance: | 153.6 km |
Selected: | 153.6 km |
Elevation: | + 2152 / - 2141 m |
Moving Time: | 07:13:06 |
Gear: | Costanza |
Page Views: | 30 |
Departed: | Jun 24, 2020, 5:56 am |
Starts in: | Casal Cermelli, PIE, IT |
Distance: | 153.6 km |
Selected distance: | 153.6 km |
Elevation: | + 2152 / - 2141 m |
Max Grade: | |
Avg Grade | |
Cat | |
FIETS | |
VAM | |
Ascent time | |
Descent time | |
Total Duration: | 08:02:23 |
Selection Duration: | 28943 |
Moving Time: | 07:13:06 |
Selection Moving Time: | 07:13:06 |
Stopped Time: | 00:49:17 |
Calories: | 4137 |
Max Watts: | |
Avg Watts: | 159 |
WR Power | |
Work | |
Max Speed: | 49.4 kph |
Avg Speed: | 21.3 kph |
Pace: | 00:03:08 |
Moving Pace: | 00:02:49 |
Max Cadence: | 105 rpm |
Min Cadence: | 19 rpm |
Avg Cadence: | 62 rpm |
Best format for turn-by-turn directions on modern Garmin Edge Devices
Best format for turn by turn directions on Edge 500, 510. Will provide true turn by turn navigation on Edge 800, 810, 1000, Touring including custom cue entries. Great for training when we release those features. Not currently optimal for Virtual Partner.
Useful for uploading your activity to another service, keeping records on your own computer etc.
Useful for any GPS unit. Contains no cuesheet entries, only track information (breadcrumb trail). Will provide turn by turn directions (true navigation) on the Edge 705/800/810/1000/Touring, but will not have any custom cues. Works great for Mio Cyclo. Find GPS specific help in our help system.
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