“Cercare di liberare l’aria dall’intestino, pur sapendo di avere la diarrea.”
Oppure, affrontare un giro come quello di oggi, fatto tante volte senza alcun problema, sapendo di non esserne minimamente all’altezza, prendendo un cotta da bici proprio sull’ultima salita.
Le cause avverse, sono principalmente tre:
1. 9 giorni di fermo bici dovuto a vari impegni.
2. Un problemino di salute intestinale, durato un paio di giorni, che oltre a dare lo spunto per il titolo e al sottotitolo, mi ha anche leggermente debilitato.
3. La giornata disastrosamente accalorata, ha influito in maniera assolutamente negativa.
A favore:
1. Il vento da Sud che fortunatamente, è stato in grado di portarmi a casa, altrimenti, ora sarei ancora ad Ovada coricato all’ombra di una pianta, in attesa dei soccorsi.
2. Una gran voglia di pedalare ancora una volta sulla parte iniziale del Giro della Provincia di Alessandria, che dal 2014 ad oggi ho percorso 10 volte.
Questi primi 100 km - di un giro da oltre 400 - che faceva parte di un sogno, mai realizzato completamente, corre sul confine della nostra provincia, con quelle di Asti, Savona e Genova, tocca un pezzetto dell’Alto Monferrato con un intrigante percorso che partendo da Casal Cermelli e passa per:
• Castellazzo B.da, Borgoratto Al, lo strappo di Gamalero
• La salita a Ricaldone e Alice da Cassine
• Acqui Terme e un breve tratto della SS30
• Montechiaro Alto da Piana
• I muri del Turpino
• Pareto, Roboaro e Miogliola
• Approda sulla SS334
• Attacca la dura salita a Cimaferle
• E dopo Cassinelle raggiunge Ovada e la via di casa.
Una strada che, lascia sempre a bocca aperta per la sua bellezza a tratti selvaggia, quasi inospitale come lo è appunto, la salita a Cimaferle, con lunghi tratti dove la pendenza supera il 13-14%, scarsamente ombreggiata, stretta e a volte trafficata. Oggi mentre salivo questi 4500 metri all’8.45% medio, ho incrociato 6 autovetture, e due folti gruppi di ragazzini accompagnati, che occupando tutta la carreggiata, cantavano a squarciagola una canzoncina sui pompieri.
Mi ha bruciato, questa salita fatta tante volte, mi ha ridotto talmente male che ho necessariamente dovuto sostare al bar del ristorante Sanfront.
Una simpatica signora, accomodata col marito ex ciclista ottantenne, - con i quali ho intrattenuto una breve conversazione- ha potuto fare un confronto tra il prima ed il dopo, della mia consumazione al bar, dicendo sinceramente che appena arrivato, non avevo una bella cera.
Riparto, con poca convinzione, la strada per Casal Cermelli è ancora lunga e pedalo nella speranza che il vento di pianura sia favorevole. Sosta per l’acqua ad ogni fontana che trovo, la temperatura ha raggiunto 37°C . E’ quasi un incubo, l’azzardo di salire a Cimaferle è fortunosamente riuscito, ma ho corso seriamente, il rischio di “farmela addosso”.
SEMPREINSELLA!