“Je so' pazzo” Tra i ciclisti che conosco, chi più, chi meno - quasi tutti - possiedono una vena di pazzia, ma fa parte della grande passione per la bicicletta che a volte, spinge a fare cose insolite, nuove, a volte curiose e magari anche un po’anomale o anormali. Prima dell’incidente mi capitava spesso di fare stranezze ciclistiche, dopo - causa i danni fisici - avevo cominciato a fare giri nella norma, senza bizzarrie, ma ora che - più o meno - il fisico ha ripreso a funzionare abbastanza bene ogni tanto mi viene la voglia di riprovare a fare qualcosa di insolito. Nella precedente uscita, due volte Vallescura, e quella prima, con diverse salite corte ma dure, sono servite da trampolino di lancio per l’uscita di oggi: Via Vecchia per Capanne e il monte Pavaglione. La prova, - soprattutto sulla strada di Capanne - è stata al limite delle mie possibilità e mentre salivo su quelle pendenze orribili, pensavo già di accantonare il Pavaglione e lasciarlo per un’altra volta, ma arrivato al Prà della Colla, già dopo i primi chilometri di discesa, ho cominciato a pensare che forse potevo fare anche la seconda salita. Dapprima ho pensato di arrivare solo al bivio di via Mongrosso e proseguire evitando di salire in vetta al Pavaglione. Quando sono arrivato al bivio, ho deciso per la svolta a sinistra e salire per un tratto, fino alla catena di sbarramento, e nel caso fosse stata agganciata, avrei invertito la marcia tornando a valle. È il caso che sempre ed inesorabilmente, muove i nostri passi e, caso vuole che la grossa catena di ferro, sia sganciata e adagiata a terra, posizionata diligentemente nella scanalatura che a forza di calpestarla, si è creata nell’asfalto. Vado, salgo questi 1500 metri al 10% medio, che mi separano dalla vetta di questo monte spoglio dove normalmente ci pascolano mandrie di vacche. Ecco, l’unico problema ora, potrebbero essere proprio le vacche, i loro enormi escrementi depositati sulla strada e le porte della recinzioni elettriche che le confinano. L’ultima volta che ero salito in cima, oltre alla catena, ad una porta elettrificata e le bise - cacche di mucca -, avevo anche avuto un incontro molto ravvicinato con una di loro che se ne stava nel bel mezzo della strada, senza darmi il passo. Era il 7 giugno del 2019 e in quel giro, lungo 137 km e con 3200 metri di dislivello, ero salito: • Alla Colletta di Masone • Seguita da Prato Rondanino • Il monte Pavaglione • E in fine la via Vecchia per Capanne Ma allora era una cosa normale, e non mi reputavo pazzo o di fare l’uovo fuori dal cesto. Oggi si. Come cambia la vita dopo un incidente, nè? A proposito mercoledì 28 giugno, saranno passati due anni esatti dalla botta contro alla Panda e ho deciso, che partendo alla stessa ora le 6:29, rifarò lo stesso giro, con le stesse soste alle panchine giganti di Olivola e di San Martino Alfieri, chiaramente cercherò di evitare quella a Costigliole d’Asti ed il successivo rientro in elicottero, percorrendo la strada del rientro più o meno come l’avevo concepita allora, circa 140 km e 1200 in dislivello. Mia moglie dice che non sono normale, probabilmente ha ragione. je so' pazzo je so' pazzo nun nce scassate 'o cazzo! SEMPREINSELLA!