Nebbia, questa mattina nella pianura, questo significa cielo sereno, infatti si intravvede la luna. Preambolo di bella giornata ma non è andata così. Ore otto e parto verso Bosco Marengo, il sole che cerca spazio tra la fitta nebbia ma non riesce a spuntarla. Una nebbia umida, che bagna i vestiti ed appanna gli occhiali. Proseguo verso Basaluzzo e lo scenario cambia, la nebbia si è alzata ma il celo è coperto di nuvole fitte, con tutte le sfumature di grigio. Pare cada qualche goccia di pioggia, ma forse è solo portata dal vento. Ovada e Belforte, attacco la strada per Sante Criste, Strappo secco e potente, utilizzata per il passaggio della Milano Sanremo di qualche anno fa, quando la strada diretta per il Turchino era interrotta a causa di una frana. Dopo una breve discesa ed un altro strappo, riprendo la ex SS456 seguendola fino a Rossiglione. Nel cielo grigio cupo, si apre uno spiraglio di sole che illumina i monti davanti a me ma subito si chiude, nuvole nere sul passo del Turchino. Ancora gocce rade di pioggia e la svolta a destra, verso la val Gargassa, su per il Passo della Crocetta. Poi smette e la temperatura si alza di poco, svolto al primo bivio a destra, salgo per strada Beiro, è la prima volta che la faccio. Sale a strappi anche duri, strada piacevole immersa nel bosco di castagni, svetta sulla SP79 delle Colle, detta anche “delle valli del latte”, proseguo verso il bivio Garrone per poi discendere ancora sulla Val Gargassa e la strada per il Passo della Crocetta. Raggiunto il passo, svolto a sinistra, per il Mote Calvo. Gocce di pioggia rade, mi accompagnano fino al punto panoramico, dove termina la strada asfaltata. Avanzo sullo sterrato ancora per qualche decina di metri, lo spettacolo dei monti, neri come la pece per la poca luce, la nebbia, bianca, lontana in pianura, adagiata come bambagia a nascondere paesi e città, che in condizioni di bel tempo si vedrebbero nitidamente. E ancora gocce d’acqua, gelida, questa volta grosse e non tanto rade. Decido di scendere, non ho portato l’antivento ed ora soffro il freddo. Scendo fino a Tiglieto e poi a Piana di badia a destra uno spiraglio di luce bianca, forse riesco ad uscire da questo stillicidio d’acqua gelida. Sono sul Torrente Orba, ne seguo il corso tortuoso, la strada fino ad ora bella raggiunge il punto sterrato, al confine tra la Provincia di Genova ed Alessandria, 800 metri di pietrisco polveroso. Non so spiegarmi il motivo per cui non venga ricoperto di asfalto, forse perché è terra di confine e nessuno se ne cura. Olbicella, la vecchia trattoria dove si poteva mangiare a crepapelle e con prezzo modico, è chiusa. Una signora del posto mi intrattiene raccontando un po’ di storia del posto. Dice che una volta, c’erano tre negozi, oggi con soli 12 residenti, è un paese fantasma. Però dice, abbiamo la strega di Olbicella e indica con la mano un grezza scultura appoggiata ad un muretto. Mi avvicino e scatto un paio di foto. Accanto al busto della strega, una singolare poesia ne narra la storia. Riparto, la strada che conduce alla madonna delle Rocche, non è perfetta, grosse buche sono sparse qua e la. Predomina la discesa ma nel tratto finale, la contropendenza di circa un chilometro, spezza le gambe. E nuovamente pioviggina. Svolto verso Cassinelle, voglio salire a Cremolino passando per una strada privata chiusa da una sbarra, che qualche settimana fa ho percorso nel senso contrario. In un attimo o quasi, sono sulla strada per Cremolino. Ora non rimane che vincere questa estenuante corsa contro la pioggia. Riesco a distanziare le gocce d’acqua, sul crinale di Carpeneto, in leggera discesa riesco ad aumentare la velocità ma a Castelferro, la pioggia riprende rada e fredda, la porterò con me fino a casa, poca, scarsa, non utile per la campagna ma abbastanza molesta per me. SEMPREINSELLA!