“… e soprattutto fuori portata!” Vado in bici da un sacco di tempo e non ho ancora imparato che a tracciare i percorsi senza prima prendere informazioni sul luogo, si rischia di avere delle brutte sorprese, ma a volte è difficile ricevere dati riguardanti piccole strade, soprattutto se sono lontane dalla mia zona. Avevo già tentato questo giro la scorsa settimana, purtroppo il meteo avverso mi aveva dissuaso dal compierlo e ci ho provato oggi, tre i tracciati in crescendo, gambe e testa a decidere se attuarli oppure no. 1. 139 km 2000 D+ Casa, Praglia da Campo Ligure, Isoverde, Langasco, Mignanego, Giovi, casa. 2. 149 km 2500 D+ Casa, Praglia da Campo Ligure, Isoverde, Langasco, Mignanego, Serra Chiesa, Santuario della Vittoria, Giovi, casa. 3. 153 km 2600 D+ Casa, Praglia da Campo Ligure, Isoverde, Langasco, Mignanego, Serra Chiesa, Santuario della Vittoria, Vallecalda, Savignone, Busalla, casa. Vorrei partire presto ma mia moglie, avviandosi al lavoro, mi ha consigliato di attendere che la lavatrice terminasse il ciclo e stendere il lavato, salgo in bici alle 7:45 circa, traffico, SP185 da evitare, ma non sempre è possibile, a Portanova svicolo in via Rossa. In un’ora sono ad Ovada, la strada del Turchino stranamente è ancora deserta, ed al semaforo della frana del Gnocchetto vengo raggiunto da tre ciclisti, uno è Massimiliano, due parole, non ci si vede da tanto, poi li lascio andare, hanno un passo più veloce del mio, non voglio disturbare. Campo Ligure e attacco la salita della SP69 di Capanne di Marcarolo, siamo in provincia di Genova ed al Km 6.996, entrando nella provincia di Alessandria, la strada cambia numero in SP165, ma è sempre delle Capanne di Marcarolo. Ci si accorge del cambio di Regione e provincia, non consultando i cartelli stradali, ma per le condizioni dell’asfalto, che nel genovese, è perfetto, mentre nell’alessandrino è un disastro. Salgo, per questa strada che non faccio dal 2021, e al bivio per Capanne di Marcarolo svolto a destra in direzione Praglia, strada incantevole se non fosse tutta un buco, e salendo incontro due operai che a badilate, scaricano da un camioncino dell’inutile catrame freddo cercando di tappare i buchi più grandi. Passo di Praglia, si cambia regione, si torna in Liguria, e l’asfalto torna bello liscio e scorrevole. Scendo verso i Piani e poi ancora giù fino al bivio della Caffarella e svolto a sinistra lasciando la più grande SP4 per la secondaria SP50, qui l’asfalto non è perfetto, pare di essere tornati in Piemonte. Finalmente è Isoverde e posso mettere le ruote su questa strada studiata a tavolino che tanto mi ha incuriosito, si tratta di via Caduti di Isoverde, 1200 metri al 12.5% medio, pendenza massima 16%, ma il Garmin per demoralizzarmi un po’ ha segnato più di una volta 19%. In via Cielmezzano le cose vanno meglio, riesco finalmente a respirare e una breve discesa mi porta come da programma ad attraversare la SP5 della Bocchetta, ed a proseguire su via Della Chiesa, Via madonna delle Vigne e via Brenia, quest’ultima Google la segnala come sterrata, ma trascinando l’omino di Street View, e percorrendola virtualmente, la strada anche se molto stretta, risulta tutta asfaltata, mi sono fidato ed eccomi qui a percorrerla. Molto stretta ma interessante e soprattutto è in discesa, finalmente. Man mano che scendo, l’asfalto anche se in ottimo stato si presenta sporco di fogliame e sabbia, segno che da tanto, nessuno passa da qui, continuo a scendere e la vegetazione del bosco restringe sempre più la carreggiata, più avanti un albero caduto mi costringe a scendere dalla bici. Si mette male, avanzo a piedi per una decina di metri e la strada non c’è più, una frana se l’è portata a valle, ma questo Google non lo sa. Il giro è saltato, appena posso risalgo in bici e torno indietro verso Langasco, al bivio devo decidere se scendere a Campomorone e tornare dai Giovi, strada che odio profondamente, oppure salire al Passo della Bocchetta e farla finita. Buona la seconda, anche se so che questa salita che evito dal 2018, mi farà tanto male, e salgo i restanti 5.500 metri di questa strada che in passato ho fatto molte volte. Sono finalmente in cima, disfatto di gambe e di testa, colpa della mia scelta azzardata e del fatto che preso dalla foga del giro, mi sono nutrito solo con mezza banana. Appoggio la bici al capanno della Bocchetta, frugo nella borsa e raccatto dei quadretti di cioccolato, afferro le borracce e scendo alla fontana dalla quale finalmente per via delle frequenti piogge, sgorga copiosa e freschissima l’acqua. La scaletta in pietra che scende alla fontana è ricoperta di erba appena falciata, si scivola, o sono talmente ubriaco di fatica che mi pare di scivolare. Siedo, qualche minuto sulla panca, la cioccolata da i suoi effetti benigni, riempio le borracce e risalgo sulla strada del passo, dove due ciclisti appena arrivati dal versante di Voltaggio stanno discutendo sul fatto che il monumento dove vengono annotati i nomi dei vincitori del Giro dell’Appennino, non sia aggiornato al 2023. Saluto, non entro nel discorso, faccio la foto di rito con la bici appoggiata al marciapiede, salgo in bici e mi butto giù per la discesa alessandrina, piena di buche e crepe, più in basso, in località Molini, mi stupisco di un tratto di asfalto nuovo, la cosa si ripete più volte, finalmente qualcosa di positivo su questa strada assurda, abbandonata a se stessa per anni. Casa, doccia, riesco a pranzare con mia moglie appena rientrata dal lavoro, i panni sono asciutti. Le gambe fanno male, non sono più abituato a salite lunghe, e anche quei 1200 metri al 12.5% medio, di via Caduti di Isoverde hanno lasciato il segno. Stasera piove, domani orto, e in serata ancora pioggia, venerdì se non c’è nebbia, un giretto a Nord potrebbe uscirci, ma solo su strade conosciute e fatte di recente, basta sorprese. SEMPREINSELLA!