Climb's Alphabet: “E” come Eremiti
09/03/2018
• Distanza 102.61 km
• Tempo 04:21:18
• Dislivello 1176 metri
Continua l’alfabeto delle salite, vado in ordine, una lettera dopo l’altra e dopo Alpino, Bocchetta, Castagnola e Denice ecco che arriva il Valico degli Eremiti.
Sono salito dal versante del Gorzente, perché da Voltaggio, quest’anno, l’ho già fatto un paio di volte. Salire agli Eremiti da Voltaggio è piuttosto impegnativo ma dal Gorzente, non è difficile, a parte lo strappo iniziale, non presenta difficoltà. Però al guado, ci si deve arrivare o dai Piani di Praglia o da Capanne di Marcarolo. Ho scelto quest’ultima strada, meno impegnativa dell’altra e soprattutto più vicina.
Giornata stupenda
Sole, questa mattina, temperatura quasi primaverile, niente nebbia, strade asciutte in pianura, un po’ meno sulla strada per il Turchino e sull’Appennino, dove il disgelo provoca allagamenti della carreggiata, soprattutto nelle curve. Un po’ di male alle gambe, dovuto al giro di ieri ed alle conseguenze dei crampi a muscoli Semitendinoso e Semimembranoso di entrambe le cosce. Colpa mia, ho fatto potenziamento in piedi col 50x12 per diverso tempo ed il fisico si è ribellato. Noi ciclisti della domenica siamo sprovvisti di massaggiatore post gara.
Riscaldamento
Mi scaldo per bene sulla SP185, vado verso Ovada proseguendo sulla Ex 456 del Turchino, un po’ di vento contrario e le nuvole tipiche di Marzo che scorrazzano in cielo, oscurando a tratti il sole. La prossima settimana, passerà come sempre la classica di Primavera, la Milano Sanremo, io la guarderò in TV, nel fine settimana solitamente non esco in bici e poi, francamente c’è troppa confusione, troppe auto e ciclisti e io a forza di girare da solo, sto diventando un orso.
Capanne Superiori di Marcarolo
Campo Ligure, inizia la salita alle Capanne di Marcarolo, la neve aumenta mano a mano che salgo di quota. Il sole è sparito ma uno dei suoi raggi è puntato dritto sul centro di Campo L.re, ora che sono abbastanza in alto, lo vedo chiaramente. Tutto attorno è in ombra e solo il paese è rischiarato da questo fascio di luce obliquo e lieve. Salgo le rampe del primo tratto di strada, la SP69 (GE) delle Capanne di Marcarolo, più avanti, al confine di regione, la strada cambia nome in SP165 (AL) ma la denominazione, rimane la stessa. La differenza sostanziale tra le due provinciali, è che in Liguria, la strada è lunga solo 7.6 km, contro i 21.6 km dell’altra e le condizioni del manto stradale sono decisamente migliori di quelle nel territorio Piemontese. La strada a tratti è allagata, i canali di scolo laterali sono colmi dell’acqua di disgelo, il sole va e viene di continuo e nei tratti scoperti il vento soffia forte. Il bosco di castagni, spoglio, mostra le terribili ferite inferte dal gelo, centinaia di alberi rotti, caduti, devastati in maniera brutale.
Scollino il primo tratto di salita, ora posso rilassare le gambe, il sole è uscito allo scoperto, è caldo, è piacevole. Sulla mia destra, nuvole nere, non lasciano pensare a nulla di buono. Proseguo, supero le fontane ed il confine di Regione e la strada torna dura ma la salita è quasi terminata. Capanne di Marcarolo, il rifugio, la trattoria, la chiesa, la fontana. È tutto qui. La strada, allagata nasconde grosse buche, passo senza fermarmi, attaccando l’ultima rampa e le Capanne Superiori di Marcarolo, sono vinte.
La foratura
Scendo, senza fermarmi, l’aria è fresca, cerco di tirare su il bavaglio per non respirare aria troppo fredda. In una curva a destra, il carro posteriore della bici si sposta di lato, eppure non vado forte e non ho nemmeno piegato troppo, forse è colpa del ghiaietto o perché sto guidando con una sola mano. Appoggio l’altra mano sul manubrio, tiro leggermente il freno anteriore, imposto la successiva curva a sinistra e la ruota posteriore derapa nuovamente. Ho forato, è l’unica spiegazione. Mi fermo, appena in tempo, il copertone è quasi completamente a terra. Sole, finalmente, se ne è uscito fuori per vedere quanto tempo impiego a sostituire la camera d’aria. Forare è un cosa fastidiosa per tutti ma forare in inverno, con attorno una distesa infinita di neve, su di una strada bagnata ed in discesa, è veramente irritante. Il borsino degli attrezzi è fradicio e sporco di fango, così pure la ruota. Cambio la maledetta camera, controllando che il copertone sia integro e senza spine o pietre conficcate. Gonfio e riparto. Poche centinaia di metri e sono al Sacrario della Benedicta, lo strappo successivo mi fa male alle gambe, poi è discesa fino al guado del Gorzente.
Il Valico degli Eremiti
Temevo che il guado fosse allagato, non è così ma appena prima una grossa e profonda pozza d’acqua mi costringe ad attraversare alla cieca. Ora è nuovamente salita ma non difficile. La strada procede ad altalena, un po’ sale un po’ scende, in 4.8 km di lunghezza copre un dislivello di 72 metri con un aumento totale altimetrico di 107 metri, pendenza media sul dislivello totale 2.22%. Facile, facile.
Ecco il Valico degli Eremiti, due alternative a sinistra la salita continua fino all’Alpino a destra, giù verso Voltaggio. Scelgo la seconda possibilità. La strada stretta, con tanta neve ai lati nel primo tratto è asciutta ma scendendo, incontro molti tratti allagati. Scendo piano, non voglio rischiare viste le pendenze a due cifre. Scendo accompagnato dagli scrosci d’acqua del rio Morsone che mi segue curva dopo curva fino a Voltaggio ed il guado è allagato. Provo a passare, va bene, la corrente d’acqua non è forte. Uscendo dal paese, sulla SP160 di Val Lemme, ho il vento a favore. Corro spedito verso casa, mentre il cielo si rabbuia. Per domani e domenica è prevista pioggia, per questo motivo oggi sono in bici, 150 km ieri e 100 km oggi fanno 250. Posso essere contento. SEMPREINSELLA!