26/08/2020 • Distanza 144.08 km • Tempo 6:23:05 • Dislivello 1758 metri “Se andiamo avanti così, avrò bisogno di una badante” Ho un viziaccio, fischietto mentre pedalo. Si, e non solo in bicicletta, io fischietto sempre e se non lo faccio fisicamente, fischietto mentalmente. Ammetto che sia una cosa abbastanza antipatica per chi mi sta vicino ma è più forte di me, un richiamo irresistibile che risale al tempo nel quale suonavo con le orchestrine da ballo e mi ripassavo i brani fischiettando. Ogni tanto, il vizietto mi crea qualche problema. Apro una parentesi. Ricordo che diversi anni fa mentre salivo il Turchino col gruppo di Predosa diretti a Varazze per la partenza del Giro, veniamo superati da due ciclisti. Lascio il gruppo e mi metto a ruota ed inizio a fischiettare qualcosa. Loro aumentano e io a ruota continuo con lo zufolo , fino a che, quello davanti a me, si scosta di lato, mi affianca e con un accento bergamasco mi informa in malo modo, che se ho il fiato per fischiettare, posso anche andare davanti a tirare. Chiedo scusa per lo zufolo e gli rispondo che dalle nostre parti i cambi si chiedono facendo ruotare il gruppo e non a voce. Comunque, do il cambio. Passo avanti a tirare, non zufolo più, tengo il fiato per farli morire e arrivati dopo Masone, nel tratto dove il Turchino inizia a cambiare pendenza, ecco che spariscono. Essendo partecipanti alla Milano Sanremo Amatori, erano venuti a provare la salita del Turchino. Se li ho staccati io, figuriamoci in corsa. Chiusa la parentesi. Oggi giro con Sara, doveva esserci anche Marco ma per impegni improvvisi non ha potuto essere con noi. Ieri ho tracciato 3 giri, sulle sei ore (andando piano), questo il tempo imposto da Sara. Mi piace il terzo e lo carico sul Garmin. Salgo in bici per raggiungere Sara e parte il fischio. La Voce del Silenzio, due notizie: testo e musica di P. Limiti, Mogol e E. Isola. Fu presentato al Festival di Sanremo del 1968, da Tony Del Monaco - Dionne Warwick, 14° posto purtroppo ma come capita spesso per certe bellissime canzoni presentate a Sanremo, ebbe un successo strepitoso come vendite e fu successivamente interpretato da Mina, Ranieri, Vanoni, Bocelli, solo per citarne alcuni. Bene, no male, ho sta melodia nella testa e non va via e continuo a fischiettarla, che uno che non mi conosce, potrebbe pensare che sono matto. Ma è più forte di me, un viziaccio. Saliamo verso Maranzana, quando Sara grida:- La voce nel Silenzio. Si dico io, è da questa mattina che non riesco a togliermela dalla testa, l’unica soluzione sarebbe suonarla con la tromba quando torno a casa. Cerco di limitare la fuoriuscita di note ma non ci riesco molto bene. Proseguiamo sul giro, un po’ aggrovigliato che ho creato con Ridewithgps, seguo le indicazioni del Garmin perché ricordarlo a memoria risulta difficile. Fischietto in discesa, lontano da Sara che di solito tira i freni e rimane indietro, mi distraggo e sbaglio due volte il percorso. Ma a memoria, lo recupero tagliano e aggiungendo qua e la. Il giro si svolge tra le valli del Belbo e della Bormida, salite corte, arcigne e deleterie per il mio ginocchio sinistro che fa male da diverso tempo, altre morbide e piacevoli ma che a lungo andare infastidiscono ancora i tendini attaccati alla mia rotula destra. Ricaldone, Maranzana, Mombaruzzo, Bazzana con la variante del muro di strada Baglio, Gianola, Strada San Martino. Fin qui tutto bene, una pausa pianeggiante tra Calamandrana, Canelli e Santo Stefano Belbo. A Santo Stefano, cerchiamo inutilmente una fontana, ci indicano un erogatore di acqua depurata ma non abbiamo monetine. Ci fermiamo li appresso per mangiare qualcosa, mentre una vecchina riempie le bottiglie al distributore, poi si allontana, faticosamente con due borse piene di bottiglie d’acqua, lasciando un credito di 0.50 €. Quando lo noto, la signora è già lontana, riempiamo le borracce, il costo dell’erogazione di un litro d’acqua è di 0.05 € ne rimane anche per un successivo avventore. Si riparte verso San Bovo. Ho già fatto questa salita e la ricordo per la sua parte aggressiva un po’ meno per come si snoda la strada. Lascio andare Sara, sento male ad ogni pedalata e la pendenza è a due cifre. Ricordo di un bivio e la svolta a sinistra ma sbaglio posizione ed inganno Sara che svolta in una strada senza uscita, la seguo e si torna indietro. San Bovo da strada Massapé è corta ma lascia il segno e dopo la fatidica svolta a sinistra la pendenza si affievolisce solo di poco. Il ginocchio è dispettoso, fa male a tratti, soprattutto dopo una discesa, e la strada che scende da San Bovo verso Cessole, (bellissima, sicuramente da rifare in salita) fa in modo da accentuare il dolore, non riesco a spingere nemmeno in quei pochi metri di pianura che portano fuori dalla valle Tatorba. Ora si scende ancora verso Monastero B.da, comincia a fare caldo, il dolore si accentua, sono leggermente bollito, faccio fatica a tenere le ruote di Sara, che ogni tanto si volta per vedere se ci sono ancora. Andiamo avanti cosi da Monastero a Sezzadio. Il tratto di strada della SP186 non lo sopporto. Lascio Sara alla svolta per Castelferro e proseguo verso casa, pochi chilometri, con un vento leggero alle spalle, ora sono cotto. La parte più bella di un giro sofferto nel finale è la doccia e la birra fresca, poi un bel pranzo. Ghiaccio sulla rotula, pare che funzioni. Prossimamente indagini, per capire se posso continuare ad andare in bicicletta oppure devo tagliarla col seghetto per non avere tentazioni. SEMPREINSELLA.