“Nostalgia ma non troppa”
8/02/2023
• Distanza 61.63 km
• Tempo 2:18:42
• Dislivello 174 metri
Giro pianeggiante e particolarmente contorto corso in gran parte su piccole strade con qualche passaggio obbligato sulla SR10 Padana Inferiore e della SP494 Vigevanese, che a dire la verità potevo evitare al prezzo ancora per me troppo caro, di allungare il giro di diversi chilometri.
Il consueto vento da Nord, freddo e noioso; fa si che il percorso sia quasi obbligato e dopo un piccolo riscaldamento mi metto subito il vento in faccia, con l’intenzione di cambiare ogni tanto la direzione ed il ritmo di corsa in modo da rifiatare.
Bosco Marengo e Frugarolo, per proseguire sulla tranquilla e ben tenuta strada del Mandrino. La temperatura che varia dai 3 ai 4°C non da disagio, oggi sono coperto bene e non sento il freddo.
Proseguo sulla Stortigliona ben asfaltata, e dopo il breve brivido della superstrada giunto a Casteceriolo, ecco la Grilla con l’argine, l’omonima cascina e le stalle all’aperto sempre stracolme di vacche da latte di razza Frisona.
Ci ho lavorato su questa strada e cominciano i flashback, da ora in poi, fino all’arrivo a casa ogni strada percorsa risveglia ricordi lontani e a volte poco felici di questo mio ultimo impegno lavorativo, durato 11 anni; presso l’Amag di Alessandria.
Terminata la Grilla entro nella periferia della città e proseguo verso Valle San Bartolomeo e la strada Cerca, ogni metro percorso ha qualcosa da dire, le dispersioni d’acqua in questa zone erano veramente tante ed ossessive, e nelle settimane del turno di reperibilità si lavorava quasi incessantemente per riattivare le tubazioni rotte e ripristinare il servizio idrico.
Continuo sulla Cerca e poi i Profumati ed arrivo a Valmadonna, ed i ricordi si fanno sempre più prepotenti. Le notti al freddo, sotto la pioggia, nel fango, incessanti memorie di un lavoro a volte difficile che però mi piaceva e che a suo modo a riparazione avvenuta rendeva soddisfazione.
Via vecchio Mulino e svolto in via della Chiesa e vedo i cartelli di un cantiere Amag, mi avvicino all’enorme e profonda buca, due operai al suo interno stanno ultimando la riparazione di un tubo in Eternit, altri due sono ai bordi dello scavo e lavorano per rendere inoffensivo il tubo rimosso, spruzzandolo con vernice vinilica rossa per poi chiuderlo nell’apposito doppio sacco di PVC trasparente.
Uno degli operai nello scavo è Marco Stelitano, mio compaesano e dei quattro presenti l’unico con il quale io abbia lavorato in passato. Facciamo due chiacchiere, puntualizzando come, anche se è passato diverso tempo; la situazione dei tubi obsoleti non sia cambiata di molto. D’altra parte il male sommerso delle dispersioni idriche è una realtà comune di quasi tutti gli acquedotti italiani, che a livello nazionale, secondo le statistiche del 2022 ha raggiunto sprechi superiori al 40%.
Saluto senza nostalgia e proseguo sul mio giro dei ricordi.
Sono al giro di boa, ed il vento d’ora in poi sarà a favore. Percorro il sottopasso ferroviario -perennemente allagato- ed i ricordi della sua costruzione affiorano prepotenti ed indisponenti. Via Fontanette e ancora la Cerca, mi sfiora l’idea di allungare il giro passando da Giardinetto ma, oltre che contro vento andrei anche fuori dal mio budget chilometrico e svolto a sinistra verso la città. Traffico intenso sulla Vigevanese e via Pavia, che diventa caotico entrando in città, dove ai ricordi legati all’acquedotto, si aggiungono quelli meno umidi ma più pericolosi delle dispersioni di gas metano, a volte riparate con la vigile assistenza dei pompieri, estintori alla mano.
Sono al Cristo e la corsa è ormai finita, la temperatura è salita a 7°C, una doccia e per oggi basta bici. Sono disfatto.