“Un’alternativa per salire a Montechiaro” L’ho scoperta per caso, sulla strada del ritorno di questo bel giro Acquese che aveva come obiettivo la salita a Santa Libera dal cimitero di Monastero Bormida. Santa Libera, l’avevo già messa in scaletta altre due volte, e per due volte l’ho evitata all’ultimo momento, terrorizzato dalle descrizioni di chi l’aveva già fatta. È dura, si, ma sale in maniera irregolare, lasciando spazio a diversi tratti un po’ meno pesanti che lasciano rifiatare un poco, ma dopo il bivio con la sua parallela, si affrontano 400 metri proprio difficili. Presa con calma, si lascia facilmente sconfiggere e facendo un raffronto tra le due strade, ho trovato molto più complicato salire dalla parallela, ma era l’anno scorso e la forma non era delle migliori. Dopo Santa Libera, ho proseguito verso Denice con la sua Torre ed il museo a cielo aperto, poi la discesa libera verso Montechiaro Piana e il traffico terribilmente “pesante” della SP30. Ho saltato il bivio per Montechiaro Alto, unica via di scampo, e mi avvio verso Acqui Terme, quando noto una stradina sulla destra, con l’indicazione “Regione Piampodazza”, svolto con poca convinzione, quasi sicuro di trovarmi in una strada senza sbocco, ma la pendenza è alta, e mi piace, e continuo a salire incuriosito di sapere dove porta. Quasi un chilometro all’11.7%, un tratto in falsopiano, una corta discesa e mi ritrovo sulla SP225 Melazzo-Montechiaro. Svolto a sinistra e contino a salire, Montechiaro Alto, la strada continua con tanti su e giù, supero il bivio per Cà id Bascire, che mi porterebbe a Colombaia, sulla SP334, nella valle dell’Erro, e continuo verso Castelletto d’Erro, dove non entro, svoltando a destra per Regione Dugli, una di quelle strade che se fatte in salita, tolgono il respiro e fatta in discesa ti consumano i pattini dei freni a meraviglia. Sono in fondo, svolto verso Arzello, e dopo il ponte di ferro sull’Erro, sono a Melazzo, poi Acqui Terme e dopo ancora, ecco Visone. Per il Cremolino è tardi e alla rotatoria svolto a sinistra sulla strada di Pontechino, la mia preferita per il ritorno a casa, poco traffico, fondo perfetto, si allunga un po’ ma non è questo un problema. Mentre la percorro, vedo a terra in centro strada un guanto da lavoro, è nero, leggero e destro, pare nuovo, mai usato, vorrei raccoglierlo anche solo per evitare un inquinamento gratuito dell’ambiente, ma lascio correre e penso che chi lo ha perduto potrebbe tornare a cercarlo. Proseguo e alla rotatoria di Rivalta B.da, ecco che c’è l’altro guanto, il sinistro. Mi fermo, lo raccolgo, non è mai stato usato. Decido di tornare indietro a prendere anche l’altro. Ripercorro la strada a ritroso fino alla SP456 ma del guanto non c’è traccia, torno indietro e dopo qualche km eccolo li a bordo strada, il guanto destro, nuovo anche lui. Riparto verso casa, mi sento un po’ accattone, ma un paio di guanti da lavoro possono tornare utili. SEMPREINSELLA! P.S. Béica, nel dialetto acquese significa “Guarda”, ho voluto metterlo come titolo, perché il Monferrato Alto o Basso che sia, lasciano sempre tutti a bocca aperta, non solo i ciclisti spompati come me in salita.