“Ottobre caldo: L’uomo, l’unico essere appartenente al regno animale cha anela al risparmio energetico ed all’ambientalismo, e poi, distrugge tutto in un lampo facendo una guerra.”
11/10/2023
• Distanza 117.73 km
• Tempo 6:04:10
• Dislivello 1855 metri
Strade nuove nel giro di oggi, pensavo di avere fatte tutte quelle attorno ad Acqui Terme ma ogni tanto ne salta fuori una nuova.
Tanti su e giù in questi 1800 metri di dislivello, piazzati in un giro che come obiettivo, aveva la grande panchina di Sessame Castello. Un po’ di confusione creata dal Garmin, forse col segnale GPS offuscato dalla nebbia che sovrastava Acqui T., fatto sta che ho girato come uno scemo per una buona mezz’ora prima di trovare la strada per la salita che volevo fare. Ma, andiamo con ordine.
Parto con parecchio ritardo, l’alzheimer ormai galoppante, mi fa dimenticare prima le borracce,poi la fascia cardio ed infine il telefono ed occhiali, ho consumato le scarpette a forza di fare su e giù.
Foschia lontana, il sole che si vede solo a tratti, temperatura non adeguata al mese di ottobre, ma per noi che si va in bici va bene così. Appena posso lascio il traffico della SP185, per pedalare su strade secondarie e la Gaggina è la prima blanda salita che mi avvicina ad Acqui Terme. Dopo i Ricciotti sono sulla SP195 ed è nuovamente confusione, la lascio a Strevi salendo al paese alto e poi la Carpeneta, salita corta e bastarda che sale a strappi. Acqui Terme e ci risiamo col traffico e come ho anticipato anche il Garmin comincia a svicolare. Mentre cerco di recuperare la strada arrivo in una rotatoria che esibisce un singolare cartello che invita gentilmente a fare uso degli indicatori di direzione, sconosciuti a molti. Dopo qualche giro a vuoto, finalmente trovo la strada in salita che cercavo, la SP232 di Moirano, nuova per me, corta ma impegnativa, 10% medio su 2 km. Ora si scende a Terzo, devo salire a Montabone ed ho scelto la variante della Merlamorta, una bella e dura strada, ottima alternativa alla solita strada provinciale.
La foschia è svanita e d il passaggio sulla strada che da Montabone, passando per Lacqua, fino a raggiungere Rocogennaro, offre un paesaggio meraviglioso. Giù, fino a Bistagno e su fino a Sessame Castello.
La Big Banch n°283 Blu e Azzurra non la trovo subito. Una signora sbatte i cuscini alla finestra, provo a chiedere. In un buon italiano, con forte accento tedesco mi da le indicazioni ma mi fa capire che alla grande panchina con la bici non ci posso arrivare. Ha ragione, fatta la rampa asfaltata del Castello, il prato e la pendenza mi obbligano a “bici in spalle e camminare”, e la Big Bench arriva nel controluce di un sole accecante. Solite foto e riparto. Una panchina in più, la settantaquattresima, per me.
Al piazzale caduti di Nassirya ne approfitto per un reportage fotografico dei 18 bassorilievi e continuo.
Su e giù, falsopiano, discesa e sono al ponte del rio Paniola a Canelli ed attacco San Vito, duro quanto basta.
A questo punto Garmin si incasina ancora e decido di proseguire a sensazioni, Garbazzola, Valle Vento, Nizza e reprimendo la voglia di salire a Gianola per tornare da San Rocco, infilo la strada per Bazzana e Bruno. Più avanti verso il bivio di Oviglio, un impressionante asfalto nuovo, con le sue belle linee bianche già dipinte - cosa rara - mi danno una carica inaspettata. Nel mio inconscio sto sperando che abbiano asfaltato anche il tratto prima e dopo il passaggio a livello di Cantalupo. Non è così. Le solite tribolazioni per superare le tante buche e l’asfalto a pelle di coccodrillo prima di Castellazzo Bormida e finalmente sono a casa.
SEMPREINSELLA!