13/07/2020 • Distanza 186.95 km • Tempo 7:58:28 • Dislivello 2016 metri “Si e si ‘c’me la sigia an til pus” Che tradotto dal Casalcermellese è: Su e giù come il secchio nel pozzo Oggi volevo andare ad Oropa, lo dovevo a qualcuno, un dovere istintivo mio personale, per un fatto che è avvenuto, un mio debito che presto pagherò. Non ci sono andato perché nel pomeriggio avevo un importantissimo impegno e non ero sicuro di poter terminare il viaggio in tempo per rispettarlo. Peccato perché la giornata era giusta, cielo nuvoloso a tratti coperto, vento da NE che mi avrebbe aiutato per il rientro. Il viaggio in bicicletta Casal Cermelli-Oropa e ritorno, ridotto all’osso, senza andare a cercare Rosazza o altre salite come ho sempre fatto è lungo 240 km per 1800 metri di dislivello qualche anno fa ci sarei riuscito sicuramente e forse anche oggi ma meglio non rischiare, visto che l’appuntamento era con la mia mamma di 93 anni. Quindi, visto il vento da NE, l’unica direzione possibile per non restare fregati al ritorno era andare a Nord. Ora, tutte le belle salite che posso raggiungere da casa sono a Sud, a Nord rimane il Basso Monferrato con le sue stupefacenti strade senza un metro di pianura ma le salite sono tutte cortissime. Qualcuna anche di un certo impegno, corte, corte ma anche tante, tante. E basso Monferrato sia. Ho rivoltato in senso orario, l’ultima tappa del Giro della provincia di Alessandria e via verso Castellazzo e le basse colline tra Bergamasco e Ovilgio, con campi di grano ormai spianati dalle trebbiatrici, alternati a quelli di girasole con la testa pesante carica di semi, le grandi e lussureggianti distese di mais di Felizzano e Fubine. Poi, ecco che la strada si muove, non è più pianura, le prime vigne, i prati e ancora campi di grano con la paglia raccolta nelle enormi balle a cilindro, sono a Vignale e salgo verso Ottiglio. Paesi incantati, bellissimi, ordinati. Qui tutto è ordine, i vigneti, i frutteti, i campi, perfino quei pochi boschi che si incontrano danno il senso dell’ordine. Scendo a Cereseto e poi su a Crea, al Santuario, per il versante classico di Forneglio. Su al piazzale, una struttura provvisoria coperta, permette lo svolgimento delle SS messe all’aperto, striscioni giganteschi rammentano i 200 anni dalla riapertura del Santuario rimasto chiuso circa 18 anni all’inizio del 1800. Scendo, tra prati e boschi verso Ponzano e poi su di una strada che non è perfetta raggiungo Castelletto Merli, e ancora in salita ecco Alfiano Natta. Continui su e giù, sotto un cielo quasi coperto, l’aria fresca da Nord Est, 20 °C, temperatura ideale. Percorro in leggera salita la bellissima e panoramica via san Pietro. Poco prima, ho ovviato ad un errore di traccia evitando un tratto sterrato, Garmin è andato in bestia ed ho dovuto fermarmi a Murisengo per capire come rientrare sul giro. Oggi è giorno di mercato, tanta gente, confusione, mascherine sul viso di quasi tutti i presenti. Mi avvicina un anziano signore, del viso si vedono solamente gli occhi chiari e gli orecchi. Agitando lateralmente la mano all’altezza dell’addome mi dice «Tl’as ampinia la banastra prima ad parti» Rispondo di si e iniziamo a chiacchierare ognuno nel nostro dialetto, diverso ma che entrambi siamo in grado di capire. È un vecchio ciclista, lo avevo capito da come gli brillavano gli occhi quando mi ha visto. Racconta un po’ si se, dei suoi viaggi in bici di quando era giovane e le strade non erano belle come quelle di oggi. Ribadisce che qui da loro non c’è un metro di pianura, le strade o salgono o scendono e basta. Mi chiede da dove vengo, non conosce Casal Cermelli. Io invece a Murisengo, come ad Odalengo, ci venivo a suonare nelle balere una quarantina di anni fa. Gentilmente, si congeda e sparisce nella calca del mercato, io recupero la strada e riparto sempre salendo e scendendo, di collina in collina, mi avvicino al Po’. La dolce salita verso Gabiano mi accosta a paesaggi stupendi. A Cantavenna mi soffermo sulla terrazza con vista panoramica sulla valle del Po’. Oggi, grazie al vento la visibilità è buona e lo spettacolo del Po’ e dei paesi della valle è veramente emozionante. Peccato avere sempre fretta. Ancora discesa, pentito di non essere passato su a Rocca delle Donne, poi la salita a Camino e ancora giù a Pontestura e su a Coniolo e giù a Villa Sordi. Ora è pianura, sta uscendo il sole, l’aria si scalda, il vento sul fianco sinistro. Passo a Nord di Casale Monferrato, poi Frassineto Po e cominciano le risaie, il riso verdissimo, i campi non ancora allagati e si continua cosi verso Ticineto, Valmacca, Rivalba, Bozzole. Appena superato Pomaro, un vento alle spalle e rumore di ruote in carbonio, sono in sei, e fanno bagarre. Mi superano sverniciandomi letteralmente, li vedo sfilare, aspetto l’ultimo, voglio accodarmi. Anche se ho già 150 chilometri nelle gambe voglio entrare in scia con loro. Eccolo, anche l’ultimo mi supera ma quelli avanti danno uno strappo e lui, rimane li a fare il tappo e li vedo che si allontanano e lui molla, non per nella era l’ultimo. Salto avanti con uno scatto e lui prontamente si accoda. Ormai ho preso il buco, proprio non ce la faccio a chiudere. Siamo sopra i 40 km/h di più non posso, lui sempre a ruota, i primi se ne vanno, gli altri mollano, anch’io mollo un po’. Siamo alla periferia di valenza, quando faccio un cenno con la testa al mio traino e lo invito a passare avanti. Mi saluta con un cenno della testa, abbozza un sorriso. Lo lascio andare e proseguo per la corta e facile Colla di Valenza, da qui è tutto vento a favore fino a casa. Giro stupendo, clima meravigliosamente giusto, paesaggi straordinari, strade bellissime. Solo in Basso Monferrato, solo per veri amatori. SEMPREINSELLA!