07/05/2021
• Distanza 128.33 km
• Tempo 5:12:46
• Dislivello 822 m
• Costanza
“La geografia di zona non è il mio forte ma nemmeno il Garmin fa centro”
Considerato che le Panchine Giganti, sono l’unica cosa che ultimamente riescono a stimolare la mia voglia di pedalare, per questa mattina avevo programmato il giro per una di quelle nuove, la “Meraviglia di Fubine”, assieme ad altre più datate come la Fuxia di San Salvatore Monferrato, La gialla e Blu di Lù , La Viola e Beige di Cuccaro, la Rossa di Vinchio e poi a casa con un centinaio di km tranquilli.
Tutto pronto, parto verso Alessandria col presentimento di aver dimenticato qualcosa ma mi pare di avere tutto, borraccia, telefono, macchina fotografica, tutto.
Sto uscendo dalla città, quando cercando di caricare il giro sul Garmin mi accorgo che ho dimenticato di copiare la traccia scaricata dal PC sullo strumento. Il giro a memoria non lo saprei fare ma la big bench di Fubine la posso recuperare, Claudio che l’ha vista ieri mi ha dato tutte le indicazioni. La trovo subito, 700 metri di strada sterrata praticabile senza problemi anche in BDC. La strada che accede alla grande panchina dalla SP74 Fubine-Cuccaro è sbarrata e un cartello avvisa che il transito è consentito esclusivamente ai conduttori dei terreni, questo per evitare che si possa raggiungere la postazione della panchina con mezzi motorizzati. È la numero 133, la big bench color vinaccia su base beige, inaugurata il primo maggio, detta “La Meraviglia” perché è stata sistemata su un colle adiacente al Centro di Ricerca Enosis Meraviglia. Faccio il solito reportage fotografico e ritorno verso la provinciale, ancora due foto e una bici Look bianca guidata da una ragazza, procede da Fubine in direzione Cuccaro. Saluto con un gesto, va nella mia direzione, ho appena scartato una crostatina la mangio al volo e sono in sella. Se la raggiungo, forse riesco a fare qualche km in compagnia.
La strada verso Cuccaro sale leggermente, lei, la ragazza con la Look sale agile, io un po’ meno. È bionda la ragazza, lunghi capelli ricci escono dal casco, a parte le scarpe e il casco, non ha un abbigliamento da ciclista, pinocchietti scuri, maglietta, zainetto ma pedala bene, è composta. Riesco a deglutire il bolo della crostata e potendo respirare a bocca aperta riesco ad avvicinarmi.
Biondissima e occhi chiari, presumo sia straniera e quando le dico che ha un buon passo in salita e mi risponde con un accento che più autoctono di così non si può, io che sulle lingue straniere ne so poco o nulla, mi sento sollevato.
Lei è Marta, ha l’età dei miei figli Marco ed Elisa, da solo un mese pratica il ciclismo, ed è entusiasta di questo sport. La bici è bella, non aggiornata come componenti, ma per iniziare va bene così, resto stupito ed ha i miei complimenti quando mi dice che la guarnitura è un 53/39 su 13-26, ci vogliono buone gambe per far girare le ruote con quei rapporti.
La bici non è l’unico sport praticato da Marta, la sua passione è l’arrampicata, poi a seguire lo sci da fondo e la mountain bike, passione a due ruote prima della bici da corsa. Il suo sogno è una gravel per abbinare sia la strada che lo sterrato con un unico mezzo. Si chiacchiera così, per una decina di chilometri, fino a quando il Garmin, impostato per raggiungere Cortiglione separa le nostre strade. Un saluto e l’augurio di un buon giro.
Perché Cortiglione? Beh era uno dei paesi di transito del giro programmato per raggiungere la big bench di Vinchio e lo avevo inserito con l’opzione “Dove si va?” del Garmin che da bravo navigatore mi guida verso Cortiglione. Da Vignale ad occhio la strada più corta dovrebbe essere Altavilla, Fubine, Felizzano, Abazzia di Masio. Ma a Fubine ci sono già passato e arrivato ad Altavilla forzo l’alternativa di Montemagno e qui, il Garmin va in palla. Decido di seguirlo anche se secondo me sta sbagliando strada. Grana. Calliano, quando pretende la svolta per Tonco, fermo tutto e ricarico la richiesta per Cortiglione. Nulla da fare, la svolta per Tonco non la cancella. Lo seguo ancora con la balzana idea di andare a vedere se la Tonchina (Big Bench verde di Tonco) è stata riverniciata ma fatti pochi metri ci ripenso, ed imposto come meta Casal Cermelli, casa mia.
Proseguo verso Asti e mi fa fare la località Valleversa, fuori dal traffico fino a Quarto poi Castello di Annone.
Al bivio per Felizzano, arresto la traccia, sulla SR10 c’è troppo traffico, meglio passare per Rocchetta Tanaro, si meglio ma su per la SP27, l’altro giorno stavano asfaltando e sono ancora li, la scarifica è stata ricoperta di emulsione, gioia di tutti i ciclisti, chiudo gli occhi e ci salto dentro. Il tratto emulsionato è lunghissimo, e le ruote della bici si rimpolpano bene di pietruzze minuziosamente attaccate l’una all’altra e si staccano e rimbalzano contro il telaio con quel rumore sordo che non fa bene al cuore. Finisce l’emulsione finalmente ma non è finita, la strada è imbrattata dal bitume oleoso e appiccicoso che le coperture delle auto lasciano a terra poco per volta, le mie ruote sono sempre inzaccherate di pietruzze. In discesa, le sparo da tutte le parti, cerco di ripulire il copertone anteriore con le scarpe mentre scendo e qualcosa risolvo, per quello dietro non sono abbastanza agile e flessibile. Punto su Masio e poi Oviglio, le ruote sono abbastanza pulite, il telaio non ho il coraggio di guardarlo, vento leggero come al solito diverso dalle previsioni e sono a casa a pulire La bicicletta. SEMPREINSELLA!
Un saluto a Marta e un grazie per la compagnia.