“Quando pretendi il fuori strada con una semplice BDC.”
• Foratura
Un’altra bella giornata primaverile, profumi soffusi di arbusti in fiore, il verde intenso della campagna, a tratti, ancora affogata dell’acqua piovuta, nuvole rade e bianchissime, poco vento e la voglia di pedalare.
È un bel periodo per andare in bicicletta, peccato che al momento, io sia in grado di fare soltanto percorsi pianeggianti e quindi cerco di renderli interessanti con passaggi in luoghi particolari.
Oggi, passando per Villa del Foro, mi è venuta in mente l’area archeologica che avevo visto una quindicina di anni fa quando in quelle zone ci lavoravo.
Oggi è tutto cambiato. L’area archeologica, irriconoscibile, cintata da una rete metallica divelta in più punti, senza un segale che indichi dove e cosa sia. Per raggiungerla ho voluto -mea culpa- percorrere un tratto di strada sterrata e poi un prato, con il risultato di raccogliere con la ruota posteriore la probabile spina di un’acacia e conseguente foratura e cambio camera.
Lato positivo, la camera l’ho sostituita comodamente appoggiato ad una panca di pietra -spaccata a metà- all’ombra del portico della Chiesetta di San Damiano, altrimenti indicata come Eremo di San Baudolino.
Riparto un po’ demoralizzato per la foratura e sconcertato dal degrado di un’area che ricordavo diversa e proseguo per Oviglio, con l’intenzione di tornarmene a casa, ma strada facendo, mi passa il malumore e contino verso Felizzano, Fubine, Quargnento, strade perfette solo a tratti, dove è vietato distrarsi, perché il buco appare sempre all’improvviso.
Gerlotti, la strada della Cerca che porta ancora i segni dello sfacelo creato dall’Amag per la costruzione della fognatura. Entro in città e percorrendo l’asfalto ruvidissimo di viale Milite Ignoto, spero di non forare ancora.
Via Michel e via Moccagatta con le piste ciclabili progettate da qualche incapace, così tanto per fare qualcosa. Piazza Basile, via Don Giovine e sono alla super rotatoria di via Marengo, che stranamente riesco a superare senza la solita attesa, e svolto nella nuova Via Piave, con le sue altrettanto nuove rotatorie. Passo davanti all’Amag, dove ho lavorato per 11 anni, vorrei fermarmi per un saluto ma è “pausa pranzo” e non troverei nessuno.
Via Don Bosco, C.so Romita, via XX Settembre e un cantiere con tanto di scavo aperto e personale Amag mi fa fermare. Riconosco un ex collega e riusciamo a fare due chiacchiere sul suo prossimo pensionamento, gli altri tutti giovani, sono per me sconosciuti.
Piazza Mentana e il sottopasso, dove violando le regole del codice della strada, lo percorro sulla carreggiata delle auto.
Ed ora ecco le righe ciclabili, una serie di linee tratteggiate che dovrebbero dare priorità ed una dubbia sicurezza a chi viaggia in bicicletta. Ci pedalo sopra qualche decina di metri, fino a che la striscia ciclabile si scontra con una serie di bidoni della raccolta differenziata.
Proseguo in via Campi e via Bensi, ancora sulle righe ciclabili, sono a trenta all’ora, la signora sulla Clio bianca mi sorpassa, quando mi è davanti, rallenta e svolta a destra senza mettere la freccia, e mi scappa il solito urlo liberatorio. La giornata è bella, la temperatura è mite, il finestrino è aperto e la signora, lo sente benissimo il mio disappunto, quasi si spaventa ma si riprende subito e mi risponde con un raggelante vaffanculo. Chiaramente ha ragione lei, che sotto al sedere ha ben quattro ruote, e io con il suo vaffa in tasca mi scaravento verso casa, pensando che avendo solo due ruote sono, e sarò sempre dalla parte del torto.
Ponte Bormida, due ciclisti, uno è il carissimo Guido Minghetti, super ottantenne sempre in bici, lo saluto al volo, vorrei fermarmi a far due chiacchiere ma ho paura che si sciolga il vaffa.
SEMPREINSELLA!